Londra, 5 aprile 2020 - Mentre la regina Elisabetta parla in tv ai sudditi, il premier britannico Boris Johnson è stato ricoverato in ospedale. Ufficialmente si parla di "una serie di esami", ma si sa che il primo ministro è risultato positivo al coronavirus (insieme alla sua compagna incinta) e mostra sintomi da almeno 10 giorni e non ha superato la malattia. Un aggravamento che preoccupa gli inglesi anche perché preceduto da inquietudini rimbalzate sui media a proposito delle condizioni di BoJo, chiuso dal 27 marzo in un alloggio adiacente al numero 11 di Downing Street.
Secondo l'agenzia di stampa sovietica Ria Novosti, che cita due fonti del sistema sanitario nazionale britannico (Nhs), per Boris Johnson si sarebbe reso necessario il ricorso al ventilatore polmonare.
Più ottimista la versione ufficiale: una portavoce di Downing Street, si legge sul Guardian, ha reso noto che "il primo ministro, su consiglio del suo medico, è stato ricoverato in ospedale per esami. E' un passo precauzionale, visto che il primo ministro continua a mostrare sintomi persistenti del coronavirus da 10 giorni dopo essere risultato positivo". "Il primo ministro - ha aggiunto la portavoce - ringrazia il Servizio Sanitario per il lavoro duro svolto in maniera incredibile e esorta i cittadini a continuare a seguire le indicazioni del governo: rimanere a casa, proteggere il Servizio Sanitario e salvare vite umane".
Ma come sta, veramente, BoJo? Secondo i media inglesi ha la febbre alta, e poche ore prima del ricovero lo stesso ministro della Sanità, Matt Hancock (a sua volta reduce da un contagio da Covid-19 ma in forma lieve) ad ammettere che Johnson avesse ancora "febbre e tosse", seppure precisando che era "in buono spirito e saldamente al timone" della nave governativa.
Rassicurazioni che non spengono i timori che il premier conservatore possa essere costretto a cedere il bastone del comando per impedimento - almeno per un pò, ma nel pieno dell'emergenza - al suo assai meno carismatico vice de facto, il ministro degli Esteri e Primo segretario di Stato, Dominic Raab.
Certo non è un momento facile, per il capo del governo di Sua Maestà, 55 anni, impegnato da due settimane a predicare la necessità di un severo lockdown dopo gli iniziali auspici, e forse le illusioni, di una strategia più soft e graduale, segnata fino a un mese fa persino dal rifiuto di smettere di stringere mani in giro. E non va bene, in Gran bretagna, dove il numero dei morti, pur segnato oggi da un leggero calo dell'incremento giornaliero, è ormai vicino al record europeo di giornata con 621 decessi in più in 24 ore.