Roma, 9 giugno 2020 - Ennesima polemica tra esperti sul fronte del Coronavirus. Secondo l'Oms, o meglio per Maria Van Kerkhove, direttore del team tecnico dell'Organizzazione mondiale della sanità per la pandemia in atto, è molto raro che un asintomatico possa trasmettere il Covid-19. Notizia confortante, se si pensa alla difficoltà oggettiva d'individuare gli asintomatici con test e tamponi.
Ma come al solito, in quest'epidemia ancora sconosciuta, non tutti gli esperti su questo punto concordano. E in particolare gli esperti italiani non sono per niente convinti: mentre Ranieri Guerra, sempre dell'Oms, sottolinea che i veri asintomatici sono pochissimi, per Pierluigi Lopalco bisogna stare attenti, negli ospedali, proprio agli asintomatici. Per il microbiologo Giorgio Palù il virus è presente negli asintomatici e nei sintomatici in eguale misura. Sulla stessa linea il virologo Andrea Crisanti, mentre Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani avverte: "Non c'è certezza sulle modalità di trasmissione".
Alla fine arriva un mezzo dietrofront dalla Van Kerkhove : "E' un malinteso affermare che a livello globale siano rari i contagi di Covid-19 da soggetti asintomatici", dice precisando che la sua precedente affermazione era basata su due o tre studi e che c'era stato "un misunderstanding".
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Oms: droplets poco infetti
"Dai dati che abbiamo, sembra ancora raro che una persona asintomatica in realtà contagi un altro individuo - ha spiegato l'esperta - Abbiamo diversi rapporti di Paesi che stanno monitorando contatti molto dettagliati. Seguono casi asintomatici, i contatti continuano e finora non si trova alcuna trasmissione secondaria. E' molto raro, e in gran parte non è pubblicato nella bibliografia".
Una delle ragioni della rarità della trasmissione del virus da parte degli asintomatici potrebbe essere che hanno sviluppato una forma molto leggera della malattia e quindi le eventuali goccioline (i famosi droplets) prodotte da starnuti o tosse o semplicemente parlando non sono abbastanza infette. È comunque una domanda ancora aperta, ha sottolineato Van Kherkhove precisando che l'Oms "continua a raccogliere dati e ad analizzarli per rispondere davvero a questa domanda".
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Guerra: asintomatici sono il 5%
Sul tema dice la sua anche Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Oms. Il fatto che sia "estremamente raro" che un asintomatico possa contagiare altri individui - spiega - "non è di per sé una novità. Il problema è che molti di quelli che consideriamo asintomatici in realta' sono paucisintomatici, gli asintomatici 'veri' non sono molti. Da uno a cento, diciamo che sul contagio i malati totalmente asintomatici pesano per 5 più o meno". Secondo Guerra "il tema del contagio è legato ai volumi di carica virale. Gli asintomatici ne hanno pochissima, chi ha sintomi più e meno seri ha progressivamente più carica virale, quindi è più contagioso. Come ben sanno, purtroppo, tutti gli operatori sanitari che si sono ammalati".
L'allarme di Lopalco: ospedali a rischio
Invita invece alla massima prodenza, anche sugli asintomaatici, Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all'università di Pisa e coordinatore della gestione dell'emergenza Covid in Puglia. Per l'esperto "il virus rimane per molto tempo nei portatori e catene di contagio subdole fatte da asintomatici si possono propagare in modo silente ed entrare negli ospedali", come si è visto nel caso dell'Irccs San Raffaele Pisana di Roma, dove il 4 giugno è stato identificato un nuovo cluster di contagi ora arrivato a 37 casi. Questo mostra, ha aggiunto l'epidemiologo, che "dobbiamo innanzitutto tenere in sicurezza ospedali e Rsa, dove ci sono persone più fragili" e il Coronavirus si diffonde più facilmente. "Se riusciamo a fare questo, una circolazione silente del virus nella popolazione non crea particolari danni al sistema sanitario. Perché se abbiamo un focolaio circoscritto come quello del San Raffaele, ce ne accorgiamo in tempo e il problema si risolve".
Palù: dipende dalla carica virale
"Le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità stabiliscono che i tamponi devono essere eseguiti sui sintomatici e sui loro contatti, e per quanto ne sappiamo il virus è contenuto nelle secrezioni mucose degli asintomatici in quantità simili ai pazienti in cui la malattia si manifesta", taglia corto Giorgio Palù, microbiologo presso l'Università di Padova. "Inizialmente il contagio veniva attribuito solo ai sintomatici, poi studi internazionali hanno dimostrato che anche gli asintomatici possono contagiare le persone con cui entrano in contatto, da qui la necessità di eseguire tamponi alla popolazione sintomatica e non", ricorda l'esperto, sottolineando poi che la contagiosità dipende dalla carica virale. "Il principio che vale per tutte le malattie contagiose, che si tratti di un microbo, un virus, un parassita o una tossina, è che le probabilità di contagio dipendono dalla concentrazione microbica". E conclude:. "La letteratura scientifica ci dice che gli asintomatici possono contagiare e diffondere l'infezione. Per questo stiamo facendo il possibile proprio per identificare e isolare tutti i casi, sintomatici e non, ma ad ogni modo la capacità di contagio dipende dalla carica virale".
Crisanti: "E' una stupidaggine, guardate il caso Vo'"
Il virologo Andrea Crisanti, dell'università di Padova, è forse il più duro con la posizione Oms sugli asintomatici. "Penso che sia una stupidaggine - commenta - Gli asintomatici trasmettono e basta, questa è la realtà". E ha gli strumenti per dirlo: "Il nostro lavoro condotto su Vo' Euganeo" (fra i primi in Italia ad essere colpiti dal nuovo coronavirus e diventato una sorta di 'laboratorio a cielo aperto') "è stato accettato su 'Nature' e in quell'ambito abbiamo ricostruito proprio le catene di trasmissione e dimostrato che anche gli asintomatici trasmettono" il Sars-Cov-2. "Non c'è altro da aggiungere - prosegue Crisanti - perché le cose che sono state dette" al riguardo durante il consueto punto stampa dell'Oms sulla pandemia "parlano da sole". A Vo' gli scienziati hanno rilevato "la presenza di una percentuale di asintomatici pari al 40%. Ma c'è di più: l'analisi sierologica condotta sulla popolazione di Vo' ha dimostrato che ci sono altri 63 casi di persone che si sono infettate prima del 20 febbraio", data in cui è stata certificata la positività del paziente 1 d'Italia, il 38enne Mattia ricoverato allora all'ospedale di Codogno. "Nessuno di loro - assicura Crisanti - aveva mai avuto sintomi".
Ippolito: mancano prove scientifiche
Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani di Roma, cerca di mediare: per stabilire l'eventuale trasmissibilità del coronavirus da parte di persone asintomatiche o presintomatiche "mancano ancora prova scientifiche. I dati sono ancora limitati, non c'è certezza sulle modalità di trasmissione. Servono studi di lunga durata per avere evidenze incontestabili". E sottolinea: Maria Van Kerkhove non ha presentato, nella riunione di ieri, ulteriori dati rispetto a quelli che avevamo".