Martedì 3 Dicembre 2024
Marta Ottaviani
Esteri

Corea del Sud nel caos, le ripercussioni nell’Indopacifico. “E ora cresce il rischio escalation”

Il sinologo Francesco Sisci: “Regione più instabile, svolta autoritaria possibile a Taiwan. La Cina potrebbe intervenire”

Roma, 4 dicembre 2024 – Una decisione clamorosa, dettata da motivazioni esterne e interne, che ha introdotto un pericoloso elemento di destabilizzazione in un quadrante geopolitico già abbastanza critico, foriero di manifestazioni interne, ma anche conseguenze sulla regione indo-pacifica, dove si teme soprattutto per il rapporto fra Taiwan e Cina. Francesco Sisci, sinologo e direttore dell’Appia Institute, spiega quali siano i rischi connessi alla dichiarazione della legge marziale in Corea del Sud.

Elicotteri atterrano sul Parlamento in Corea del Sud
Elicotteri atterrano sul Parlamento in Corea del Sud

Professor Sisci, da che cosa è stata dettata questa decisione clamorosa?

“La Corea del Sud sconta, ormai da tempo, una crescente tensione con la Corea del Nord, oltre che una crescente tensione interna. Ma ci sono anche altri motivi. Il presidente è a capo di un governo di minoranza ed è un personaggio controverso”.

SISCI
Francesco Sisci, sinologo e direttore dell’Appia Institute

Ma Pyongyang è davvero così potenzialmente pericolosa?

“L’opinione pubblica coreana è divisa in due. C’è una parte che tende a minimizzare la minaccia nordcoreana, l’altra invece la enfatizza. Il presidente fa parte del partito che, diciamo così, ritiene preoccupante la Corea del Nord. E probabilmente, a torto o a ragione non possiamo dirlo, ha pensato che anche la parte che minimizza le influenze di Pyongyang possa rappresentare essa stessa un pericolo. In passato, dopo la guerra finita nel 1953, la minaccia dal Nord è stato il motivo per la dittatura. Sarebbe terribile se ora quella storia si ripetesse”.

Cosa succederà nel Paese?

“Sono scoppiate proteste e va sottolineato che la Corea del Sud ha una tradizione storica di grandi proteste. E più saranno imponenti, più troveranno eco, dentro e fuori il Paese”.

Che impatto può avere questa decisione, poi revocata, nella regione indopacifica?

“Naturalmente la legge marziale diventa un elemento di incertezza e instabilità nella regione. Aumenterà l’allarme ovunque. Non solo nella Corea del Sud, ma anche nella Corea del Nord, in Cina, in Giappone e nella stessa Taiwan. Direi che, per cercare di stabilizzare la situazione, si è introdotto un nuovo elemento di rischio”.

Quale?

“Vede, questa è una situazione assolutamente nuova. E va considerato un dato importante: la storia e l’evoluzione della Corea del Sud è stata parallela a quella di Taiwan. In caso di aumento della tensione, ci potrebbe essere il rischio che anche Taipei decida per una svolta autoritaria. A quel punto la Cina, che si sente coinvolta nelle vicende dell’isola, potrebbe a sua volta decidere di fare aumentare la tensione direttamente o indirettamente, con tutte le conseguenze del caso”.

Gli Stati Uniti hanno detto che non sono stati avvertiti. Quale lettura dare a questo aspetto?

“Il fatto che gli Usa non siano stati avvertiti è sicuramente un particolare importante, che apre diverse ipotesi. Va anche detto che gli Usa sono a cavallo fra due presidenze molto diverse fra di loro. Quindi non possiamo ancora sapere come Joe Biden o Donald Trump decideranno di comportarsi. La consuetudine vuole che ci sia collaborazione fra il presidente uscente e quello entrante. Per esempio, il segretario di Stato uscente, Antony Blinken sta collaborando, pare anche molto bene, con Marco Rubio, che gli subentrerà fra qualche settimana. Ma è ancora troppo presto per fare ipotesi”.