Seul, 27 febbraio 2024 – Mentre la maggior parte delle fabbriche della Corea del Nord “operano al 30% della capacità per la carenza di materie prime ed energia, alcune funzionano a pieno regime e producono principalmente armi e proiettili per la Russia”. La rivelazione, comunicata dal ministro della difesa sudcoreano Shin Won-sik a Yonhap, è in linea con alcune dichiarazioni rilasciate dall'intelligence ucraina ieri.
Stando a Seul, il regime di Kim Jong-un avrebbe inviato, a partire dal luglio dello scorso anno, circa 6.700 container in Russia, sufficienti per contenere fino a 3 milioni di proiettili di artiglieria da 152 mm o 500 mila proiettili da 122 mm. “Potrebbe trattarsi di entrambi”, ha specificato Shin.
Il vice direttore dell’intelligence militare ucraina, Vadym Skibitsky, ha dichiarato il 26 febbraio che Mosca avrebbe importato dalla Corea del Nord un milione e mezzo di munizioni risalenti agli anni Settanta e Ottanta, metà delle quali non funzionanti.
Il sostegno di Kim Jong-un all’invasione in Ucraina non è una novità: il 2 marzo 2022, a pochi giorni di distanza dall’attacco russo e con Kiev accerchiata, i diplomatici di Pyongyang avevano votato contro la risoluzione dell’Onu in materia, che condannava la Russia e richiedeva il ritiro immediato delle truppe spedite oltre confine. Gli unici altri paesi ad essersi detti contrari sono stati la Russia, la Bielorussia, la Siria e l’Eritrea.
A febbraio, Kim Jong-un aveva dichiarato che invadere la Corea del Sud sarebbe stato utile ai fini della sicurezza di Pyongyang. Negli ultimi mesi, il regime ha abbandonato la retorica della riunificazione, etichettando Seul come il “nemico numero uno” dello Stato socialista.
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