Roma, 15 ottobre 2024 – Le relazioni tra la Corea del Nord e la Corea del Sud stanno toccando in questi giorni il punto più basso da diversi anni: non solo Pyongyang ha smantellato la propria porzione di strade che collegano i due Paesi (ricevendo dei colpi di avvertimento in risposta), ma ha anche accusato Seul di aver violato il suo spazio aereo con dei droni in varie occasioni nelle scorse settimane.
Il regime di Kim Jong Un sta abbandonando la retorica della riunificazione: i sudcoreani non sono più dipinti come lo stesso popolo, ma corrotto e assoggettato al dominio degli americani, bensì come i “nemici primari” con i quali una riconciliazione è impossibile. Un cambiamento di politica importante, che indirizza la Corea del Nord verso l’idea di non essere più ‘l’unica Corea legittima’, bensì un paese diverso e ‘autonomo’.
Secondo quanto riportato da Le Monde, che cita fonti nordcoreane, le presunte incursioni di Seul sui cieli del Nord avrebbero avuto luogo il 3, il 9 e 10 ottobre: dei droni automatici (senza pilota) avrebbero sorvolato Pyongyang, rilasciando dei volantini propagandistici critici sul regime dei Kim. In particolare, secondo il portale NK News, verrebbero messe in mostra le ricchezze del leader – come il suo orologio e il cappotto Dior della figlia – in paragone alla povertà della popolazione. Le autorità locali si sono riferite all’accaduto come “una provocazione intollerabile e imperdonabile”.
“Questa incursione nel nostro spazio aereo è un crimine grave che viola la nostra sovranità ed è una chiara giustificazione per esercitare il nostro diritto all'autodifesa – hanno aggiunto i media ufficiali – La Corea del Sud ha scelto la propria distruzione. Sta accelerando la propria caduta”.
Di fronte al parlamento, il ministro della Difesa sudcoreano Kim Yong Hyun ha negato che il Paese abbia spedito dei droni verso Pyongyang. Ufficiali sudcoreani hanno riferito alla stampa che il governo sta cercando di capire se i fantomatici volantini siano stati lanciati da associazioni private.
Eppure, la vicedirettrice della propaganda nordcoreana – nonché sorella del leader – Kim Yo Jong, dice di avere “prove evidenti” del coinvolgimento dei militari sudcoreani nella presunta operazione. E ha minacciato che Seul “pagherà a caro prezzo le sue incursioni”.