New York, 24 aprile 2017 - Gli Stati Uniti non escludono l'ipotesi di raid contro la Corea del Nord, se Pyongyang effettuerà un altro test nucleare. Lo ha detto in una serie di interviste l'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley. "Non faremo qualcosa a meno che non ce ne dia motivo", havoluto però sottolineare, citando ad esempio un attacco ad una base militare americana o l'uso di un missile balistico intercontinentale. Se la Corea del Nord Corea farà il sesto test nucleare, allora "il presidente Donald Trump entrerà in campo e deciderà cosa fare".
L'ambasciatrice americana ha poi lodato il tentativo della Cina di fare pressione sulla Corea del Nord per cessare i test missilistici. Quindi, ha definito il giovane leader Kim Jong-un come instabile e paranoico. Sull'arresto del cittadino americano a Pyongyang, lo scorso fine settimana, Haley ha affermato che la Corea del Nord usa le detenzioni come "strumento di negoziato" con gli Stati Uniti.
CINA - Intanto proprio Pechino è tornato a chiedere moderazione nella gestione della crisi con la Corea del Nord, che ha toccato nel corso del fine settimana nuovi picchi di tensione. Il presidente cinese Xi Jinping ha parlato di nuovo telefonicamente con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sottolineando l'importanza di trovare un punto di incontro "a metà strada" tra le parti coinvolte nella tensione, come sottolinea l'agenzia Xinhua. La Cina "si oppone fermamente a ogni atto che violi le risoluzioni delle Nazioni Unite", ha dichiarato Xi Jinping, e "auspica che tutte le parti coinvolte esercitino moderazione e si trattengano da azioni che possano aggravare la tensione nella penisola".
GIAPPONE - Il presidente statunitense, poi, ha parlato anche con il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, che ha ribadito l'appoggio alla nuova linea statunitense nei confronti di Pyongyang per cui "tutte le opzioni sono sul tavolo", inclusa quella militare. Sia Abe che Trump hanno poi convenuto che Pyongyang dovrebbe moderarsi nei toni e nelle azioni.