Lunedì 15 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Cop28 cede ai petrolieri. Le fonti fossili sono salve, il clima no

Dubai: il nuovo testo va incontro alle richieste di Opec e Opec+. Nessuna eliminazione progressiva dei combustibili fossili, neppure del carbone. L’orizzonte temporale è il 2050, troppo tardi. Ue e paesi più colpiti contrari, si rischia un altro fallimento totale

Dubai, 11 dicembre 2023 – COP 28, più che la Conference of the parties (la conferenza delle parti dell’UNFCCC, la  convenzione quadro sui cambiamenti climatici) sembra ormai la Conference of polluters (la conferenza degli inquinatori). Al penultimo giorno di trattative la presidenza di COP 28, non a caso affidata dal presidente della compagnia petrolifera emiratina, il sultano al Jaber, ha prodotto un testo sul cosiddetto  Global Stocktake - l’atteso “bilancio globale” che doveva certificare il ritardo dell’azione e far fare uno scatto in avanti - che è un colossale passo indietro.

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I paesi Opec e Opec +, guidati da Arabia saudita e Russia, stanno vincendo anche se il testo così com’è sarà certamente rigettato dai paesi più colpiti dalla crisi climatica, da quelli per una alta ambizione e dall’Unione Europea (o almeno da gran parte di essa). 

Cop28 a Dubai (Ansa)
Cop28 a Dubai (Ansa)

Il linguaggio debole del punto 39

Il punto chiave del testo negoziale di 21 pagine è il punto 39. Dal quale scompare il phase out (l’eliminazione progressiva) delle fonti fossili, sostituito da un blandissimo phase down (riduzione progressiva). Il linguaggio è molto debole e non a caso all’incipit del punto 39 si parla di un invito a “intraprendere azioni che tra l’altro potrebbero includere”. Tra l’altro

Cosa c’è di positivo

Il solo punto positivo è la necessità di triplicare la capacità globale di energia rinnovabile (ma scompare un target numerico e non si dice triplicare rispetto a quando) e raddoppiare la media globale dei tassi annui di miglioramento dell'efficienza energetica entro il 2030. Il che è poco se continueremo ad usare le fonti fossili, al massimo “abbattute” con impianti CCS di cattura e sequestro della Co2 da inviare poi ad impianti di stoccaggio geologico. Una tecnologia molto costosa e che certamente non può essere applicata su larga scala.

L’obiettivo del lontano 2050

Sui fossili si suggerisce di ridurre il consumo e la produzione e il consumo in modo giusto e ordinato per arrivare al net zero nel 2050. Cioè troppo tardi, senza step intermedi ambiziosi. Viene dato il via libera a combustibili a basse emissioni, al nucleare, all’idrogeno a basse tenore di carbonio. E si suggerisce di eliminare solo le sovvenzioni “inefficienti” ai combustibili fossili. Addirittura non c’è neppure un impegno a eliminare il carbone o le emissioni di metano. Un disastro.

“Quasi nessuno dei verbi nell'ultima bozza di testo del Global Stocktake - osserva Simon Evans del think thank ‘Carbon Brief’ - “richiedi l'azione”. È tutto ‘nota’, ben 46 volte; ‘riconosce’, 43 volte; ‘incoraggia’, 32 volte; ‘ricorda’, 25 volte, con qualche debole ‘invita’,18 volte, e solo poche ‘chiamate’ leggermente più forti come ‘richiede’, 16 volte, e ‘pone con urgenza’, 13 volte e appena 5 volte ‘decide’”. Decide, figurarsi. Cop 28 ha piegato la testa al diktat dei produttori di fonti fossili

Cosa c’è scritto nel testo

39. “Cop28 riconosce altresì la necessità di una riduzione profonda, rapida e duratura delle emissioni di gas a effetto serra e invita le parti a intraprendere azioni che potrebbero includere, tra l'altro:

(a) Triplicare la capacità globale di energia rinnovabile e raddoppiare la media globale tassi annui di miglioramento dell'efficienza energetica entro il 2030;

(b) Riduzione rapida e progressiva del carbone non trattato (abbattuto con CCS: Ndr) e limitazioni al l'autorizzazione di nuovi impianti per a produzione di energia da carbone senza riduzione;

(c) accelerare gli sforzi a livello globale verso sistemi energetici a zero emissioni nette, utilizzando combustibili a zero e basso tenore di carbonio ben prima o verso la metà del secolo;

(d) Accelerare le tecnologie a zero e a basse emissioni, comprese, tra l'altro, energie rinnovabili, tecnologie nucleari, di abbattimento e rimozione, tra cui la cattura del carbonio e l'utilizzo e lo stoccaggio, e la produzione di idrogeno a basso tenore di carbonio, in modo da migliorare gli sforzi verso la sostituzione dei combustibili fossili non diminuiti nei sistemi energetici.

(e) Ridurre sia il consumo che la produzione di combustibili fossili, in modo giusto e ordinato e in modo equo in modo da raggiungere lo zero netto entro, prima o intorno al 2050 in linea con la scienza;

(f) Accelerazione e sostanziale riduzione delle emissioni di altri gas serra, comprese, in in particolare, le emissioni globali di metano entro il 2030;

(g) Accelerare la riduzione delle emissioni derivanti dal trasporto stradale attraverso una serie di percorsi, compreso lo sviluppo di infrastrutture e la rapida diffusione di veicoli a zero e basse emissioni;

(h) Eliminazione graduale delle sovvenzioni inefficienti ai combustibili fossili che incoraggiano gli sprechi consumo e non affrontare la povertà energetica o solo transizioni, il più presto possibile.

In conclusione

Se passa questo testo, è una debacle per il clima. Se non passa i paesi produttori faranno le barricate per testi più ambiziosi e si andrà al nulla di fatto e forse l’intero processo negoziale finirà in un cul de sac. In ogni caso il processo negoziale di UNFCCC sconta una architettura sbagliata che, ricarcando il consenso globale, produce strutturalmente risultati inadeguati e la mancanza di volontà politica. Al di là delle chiacchere, è questa la realtà.