Volodymyr Zelensky col solito approccio energico afferma che la controffensiva ucraina pluri-annunciata "avrà successo". Tutti ne parlano, nessuno sa con certezza matematica di cosa si tratta e gli analisti, come Emmanuele Panero, responsabile Desk Difesa e sicurezza del Cesi, Centro studi internazionali, tengono i binocoli puntati su Kiev.
Cos’è la tesi della controffensiva a cuneo?
"Il campo bellico in Ucraina è molto ampio ed è probabile che l’esercito di Kiev abbia deciso di concentrarsi, almeno in una prima fase, su un territorio limitato come la Crimea. Poi si vedrà".
Cosa lo fa pensare?
"Gli attacchi con razzi Himars, i danni causati alle linee logistiche e di rifornimento dell’esercito russo sono segnali concreti che preparano eventualmente l’azione diretta sul campo di battaglia".
Perché la Crimea e non il Donbass?
"Puntare sulla Crimea oggi appare un’operazione più ragionata. Se gli ucraini riescono a sfondare in quell’area hanno la possibilità di indebolire la logistica russa, tagliando le principali vie di rifornimento con l’area orientale. Dunque una scelta logica".
E i russi stanno a guardare?
"Si stanno preparando anche se non conoscono i dettagli del possibile attacco: scavano trincee, minano il terreno, stendono denti di drago anti tank".
Quindi Kiev abbandona gli sforzi sul Donbass?
"E una valutazione politica difficile da fare al momento. Zelensky continua a ripetere che l’obiettivo è recuperare tutti i territori in mano ai russi".
Però un’offensiva militare perde efficacia se annunciata.
"Non sempre. Mosca ha già messo in conto questa eventualità. Finchè non si conoscono con certezza gli obiettivi e le prime mosse il fattore sorpresa resta. Anche nel 1991 la controffensiva degli Stati Uniti in Kuwait contro l’Iraq ebbe successo nonostante fosse evidente da mesi".
Gli attentati contro obiettivi in Russia sono da collegare alla controffensiva?
"È complicato chiarirlo perchè non sono chiare le fonti che li hanno attuati. È possibile che si tratti di sabotatori russi che agiscono non necessariamente collegati all’esercito di Kiev".
Il drone sul Cremlino?
"È probabile, vista come è stata condotta l’operazione, che si tratti di un atto dimostrativo di nuclei anti Putin non necessariamente ordinato da Kiev. Sembra un messaggio al Cremlino del tipo: attenzione possiamo arrivare fino lì. E il video che ha fatto il giro del mondo appare come una tattica mediatica".
I 100mila morti russi quanto hanno indebolito l’esercito di Putin?
"Il numero è enorme, ma la Russia ha a disposizione un serbatoio di uomini ancora molto forte. Il vero danno è la perdita di competenze. Sono rimasti uccisi militari esperti, veterani, sottufficiali e ufficiali di esperienza. Servono anni per rigenerare queste forze. Sostituirli con soldati di leva non è la stessa cosa".
Pure l’Ucraina ha subito molte perdite, ha le armi necessarie per reagire?
"I russi dispongono di armamenti in numero superiore, Kiev grazie all’Occidente è dotato di sistemi con tecnologia più avanzata. E i soldati ucraini hanno numeri inferiori, ma sono addestrati in forma più dinamica. Ecco perchè in una controffensiva devono concentrare le forze in un’area più ristretta".