Roma, 28 agosto 2023 – Per tutta l’estate la guerra è apparsa statica, con conquiste insignificanti dell’una o dell’altra parte. La controffensiva ucraina annunciata in pompa magna? Lenta. Negli ultimi giorni, invece, qualcosa è cambiato e i successi appaiono maggiormente proporzionati all’impiego di armi utilizzate sulla linea del fronte e al numero sempre elevatissimo di morti e feriti. Il conflitto, in questo momento, può essere sostanzialmente distinto in due zone nelle quali i rispettivi eserciti stanno ottenendo risultati contrapposti. Le buone notizie, per Kiev, arrivano dalle regioni meridionali, in particolare dalla provincia di Zaporizhzhia. È in quest’area che gli uomini di Zelensky, nel week-end, sono avanzati di diversi chilometri verso Tokmok e puntando con decisione verso Melitopol. La riconquista della città a pochi chilometri dal Mar d’Azov, occupata dai russi nelle prime settimane di guerra, consentirebbe alle forze ucraine di operare una radicale scissione fra le zone annesse dal Cremlino e impedirebbe a Mosca di rifornire via terra la Crimea.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata dall’avanzata di Mosca a nord-est, sulla direttrice Kupiansk-Lyman. Il riferimento è all’area fra il nord Donbass e la regione di Kharkiv, dove i russi hanno fatto progressi di qualche chilometro. Il rischio, come ha ammonito in queste ore l’intelligence britannica, è che il Cremlino accresca la sua bocca di fuoco in questa zona. Il motivo sarebbe duplice: proteggere i territori limitrofi a sud, in particolare il Lugansk, e impegnare energicamente l’esercito ucraino a oriente, limitandone in questo modo gli attacchi fra Kherson e Zaporizhzhia. È anche per questo che lo stato maggiore di Kiev ha intensificato la chiamata alle armi nella regione di Kharkiv, la seconda città del Paese, che in caso di ulteriore avanzata nemica potrebbe essere nuovamente in pericolo.
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Roma, 28 agosto 2023 – Un consiglio all’esercito ucraino? Non avere fretta. Gastone Breccia, storico militare dell’Università di Pavia, spiega perché riuscire ad arrivare fino a Tokmok sarebbe già un risultato di tutto rispetto e quali aspetti abbiano contribuito a creare l’impressione che la controffensiva ucraina non sta sfondando.
Niente effetto sorpresa
Gli ucraini per raggiungere la Crimea hanno scelto la direttrice più ovvia, quella verso sud che parte da Zaporizhzhia. "Come molti altri analisti – spiega Breccia – avevo previsto che gli ucraini avrebbero scelto questa soluzione. Ha un senso, perché è la strada più rapida e facile. La mancanza di effetto sorpresa, però, ha fatto in modo che i russi potessero prepararsi e convogliare le loro forze proprio da questa parte. La mancanza di un effetto sorpresa può trasformarsi in un vantaggio sostanzioso per il difensore". Arrivare fino a Tokmak, secondo Breccia permetterebbe agli ucraini di interrompere la continuità territoriale fra Mosca e la Crimea e, durante l’inverno, di riuscire a mantenere il controllo sui territori riconquistati. Non solo. La città ha anche un ruolo strategico molto importante. La sua conquista permetterebbe di tenere sotto controllo con l’artiglieria il territorio circostante, che collega il Donbass alla Crimea, mettendo in crisi l’intero sistema di difesa russo e rendendo per loro difficile durante i mesi invernali, una stagione che in passato i russi hanno utilizzato per avviare controffensive e riconquistare territori persi.
Aspettative troppo alte
Il secondo aspetto che, secondo il professor Breccia, ha contribuito ad alimentare l’idea che la controffensiva non stia funzionando è dato dalle aspettative troppo alte che si sono sviluppate nei suoi confronti e la cui conseguenza è stato un calo nel morale dei soldati, dovuto anche al fatto che sono sotto pressione ormai da oltre un anno e mezzo. "Le fonti a cui attingo – prosegue il professor Breccia – dicono che non solo il morale delle truppe, ma anche quello della popolazione per la prima volta abbia registrato un cedimento. Penso che la motivazione principale sia stato l’eccessivo ottimismo prima dell’inizio della controffensiva. Il presidente Zelensky aveva poca scelta, doveva caricare il morale delle truppe e degli ucraini. Ma pensare a una liberazione della Crimea e delle zone occupate in poco tempo è semplicemente impossibile. Però, intanto, si sono create aspettative eccessive e adesso può essere un grosso problema. Se prometti che i tuoi possono fare 150 chilometri in due mesi e invece ne hanno fatti 20, è difficile fare capire che questa distanza rappresenta già un buon risultato".
Armi con il contagocce
Se gli ucraini non sfondano come vorrebbero non è certo solo colpa di scelte strategiche molto prevedibili o lo scoramento delle truppe. Le armi inviate con il contagocce dagli alleati occidentali hanno avuto un ruolo determinante. Questo si è visto proprio nelle prime fasi della controffensiva. "I russi – spiega ancora il professor Breccia – hanno minato i campi su cui si stanno muovendo gli ucraini. E questo era piuttosto prevedibile. Quello che non si aspettavano, è che la superficie minata fosse così estesa. E si sono ritrovati con sistemi di sminamento inferiori a quanti se ne aspettavano. Anche questo, ha ritardato l’avanzata".