
La presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, con il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa
Bruxelles, 20 marzo 2025 - “Sono giorni decisivi per l'Europa”, come ha detto Ursula von der Leyen prima del Consiglio Ue di oggi. I 27 capi leader europei tornano a riunirsi per la terza volta in sei settimane, i temi in agenda sono stringenti - dalla competitività del mercato unico contro i dazi Usa alla difesa con il piano ReArm - ma il banco di prova sarà la tenuta sull’Ucraina.
Ancora una volta, infatti, l'obiettivo sarà mostrare unità nel sostegno all'Ucraina e nel dare al blocco europeo una nuova postura di difesa autonoma dagli Stati Uniti e in grado di affrontare la minaccia russa.
Ucraina, risoluzione a 26
Tuttavia, sul tema Ucraina cominciano a emergere delle crepe. Per la seconda volta, la dichiarazione sull'Ucraina verrà adottata a 26 a causa della contrarietà del premier ungherese, Viktor Orban. Il leader del Ppe, Manfred Weber, ha già invitato i suoi colleghi a “rivedere il processo decisionale perché un solo Paese non può bloccare l'intera Unione europea”.
Diversi diplomatici che hanno lavorato alla preparazione di questo consiglio tornano a parlare di articolo 7, ossia la procedura che priverebbe l'Ungheria del diritto di voto al Consiglio a causa delle violazioni dello Stato di diritto. La decisione di Budapest di vietare il Gay Pride non ha aiutato.
Consiglio Esteri, Kallas spinge su altri aiuti all’Ucraina
Le crepe tuttavia non riguardano solo Orban. Ha sollevato molte perplessità anche l'operato dall'Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri, l'estone Kaja Kallas, che la settimana scorsa ha messo sul tavolo dei ministri degli Esteri – senza prima concordarlo con nessuno – un piano per destinare all'Ucraina tra i 20 e i 40 miliardi di euro di aiuti militari per quest'anno.
“Il Consiglio Esteri si è concluso senza nessuna decisione, nonostante Kallas dica che vi è ampio sostegno politico. Molti Stati non vogliono contribuire forzatamente, sulla base tra l'altro del proprio peso economico. Hanno chiesto la volontarietà. Inoltre non è chiaro come questo piano si inserisca nell'ambito degli altri pacchetti di aiuti, compreso quello della Nato”, ha spiegato una fonte diplomatica europea.
Piano Kallas, cosa significa per l’Italia
L'intento di Kallas, con la scelta del criterio del Reddito nazionale lordo, era di alleviare il peso sui Baltici che finora hanno contribuito di più (in percentuale sul Pil) e costringere i Paesi Big a fare un ulteriore sforzo. Per l'Italia vorrebbe dire ad esempio stanziare il 12,5% della somma totale, per la Germania il 25%. In valori assoluti sarebbero, nel caso di 40 miliardi, 5 per l'Italia e 10 per la Germania. Il Piano Kallas sembra essere destinato a essere accantonato, certamente non portato avanti con quelle cifre.
Accoglienza tiepida per il pacchetto ReArm
Accoglienza fredda, aldilà dei proclami, anche per il pacchetto della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sul riarmo. Gli 800 miliardi non trovano un riscontro nei fatti. Sulla carta sono la somma dei 150 miliardi di prestiti comuni e 650 miliardi che deriverebbero dall'esclusione dal debito dell'1,5% del Pil per le spese della difesa. Ma tanti Paesi – compresi Italia, Germania, Spagna – non faranno ricorso ai 150 miliardi di prestiti comuni, così come altrettanti non sembrano optare per un aumento del deficit o comunque non in quei termini.
Contrari i Paesi frugali
La Commissione, nel suo Libro bianco per la difesa, non ha invece preso in considerazione la richiesta di eventuale debito comune eurobond per la difesa. I ‘Paesi frugali’ – quelli dalle economie più piccole, come Olanda, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia – restano assolutamente contrari: i Paesi Bassi hanno già votato contro i 150 miliardi di prestiti in Parlamento.
Il nuovo bilancio europeo
Le crepe si faranno sempre più larghe a cena, quando si comincerà a parlare, per la prima volta in questo mandato, del nuovo bilancio europeo, il Quadro finanziario pluriennale. Da una parte chi, come la Spagna, chiede i aumentare il bilancio europeo e dall'altra chi, come i Paesi Bassi, vorrebbe invece che gli Stati nazionali spendano di più. “Quello che è certo è che questa volta la spesa si concentrerà a Est e non a Sud come fu per lo scorso bilancio", ha tagliato corto un diplomatico frugale.