Venerdì 7 Marzo 2025
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Europa unita, sì al riarmo. Von der Leyen: “Siamo in pericolo”. Zelensky: “Grazie per l’aiuto”

L’Ungheria si sfila solo sul sostegno all’Ucraina: fissate condizioni per la pace Il leader di Kiev andrà in Arabia Saudita dove riprenderà la trattativa con gli Usa

Europa unita, sì al riarmo. Von der Leyen: “Siamo in pericolo”. Zelensky: “Grazie per l’aiuto”

Roma, 7 marzo 2025 – I 27 votano all’unanimità il riarmo dell’Unione europea progettato dalla commissaria Ursula von der Leyen per investimenti “fino a 800 miliardi di euro”, mentre l’Ungheria – da sempre pro Russia – si mette di traverso sul sostegno all’Ucraina.

La dichiarazione a 26 letta dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa diventa così lo strumento politico per accompagnare Kiev al tavolo negoziale con Mosca nelle migliori condizioni, dopo l’aut aut degli Stati Uniti che di fatto rafforza la Russia. Ma questo ormai è lo schema di gioco con il quale misurarsi, come ben sa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, invitato e grato.

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L’accordo sul piano ReArm

L’accordo trovato dalla totalità dei Paesi Ue sul piano ReArm scrive “la prima pagina del libro della difesa comune europea”, spiega un alto funzionario subito dopo la fine dei lavori, affrontati dai leader in segretissimo conclave senza assistenti né cellulari. Mancano ancora i dettagli, ma i tratti salienti saranno questi: “spazio fiscale per le spese di difesa”; emissione di obbligazioni Ue (per prestiti a tassi bassi e a scadenza lunga) per raccogliere fino a 150 miliardi di euro dai mercati; possibilità di spese militari anche utilizzando i fondi di coesione ancora disponibili (350 miliardi di euro complessivi che ogni Paese, pro quota, potrà decidere di dirottare sulla nuova emergenza). E appare assodato che i 27 chiederanno alla Commissione persino di più. Berlino rivendica il passaggio in cui si chiede di esplorare “ulteriori misure” – seppur garantendo la “sostenibilità del debito” – per “facilitare una spesa significativa in tutti gli Stati”. L’Italia ritiene invece che la revisione del Patto di stabilità sia lo strumento più idoneo a garantire risultati. E nel frattempo Giorgia Meloni continua a sperare nel vertice Usa-Ue per ora respinto da Donald Trump.

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Von der Leyen: “Europa affronta un pericolo chiaro”

“L’Europa affronta un pericolo chiaro, dobbiamo essere in grado di proteggerci”, esulta von der Leyen, mentre Zelensky rilancia le ragioni dell’Ucraina aggredita: “Sentiamo la vostra vicinanza, siamo contenti di non essere soli”. E suggerisce che una parte dei fondi per la difesa europea sia assegnata alla produzione di armi in Ucraina, perché “le nostre capacità industriali sono le più rapide e pertinenti alle attuali minacce”.

Il sostegno in arrivo dovrebbe ammontare a 30 miliardi, perché “gli ucraini vogliono davvero la pace, ma non a costo di rinunciare all’Ucraina”, precisa il leader cacciato dalla Casa Bianca. La lite con Trump risale a venerdì scorso, ma sembra già lontana. Le dinamiche internazionali sono difatti in accelerazione.

Lunedì il bilaterale in Arabia

Lunedì il presidente ucraino è annunciato in Arabia per un bilaterale con il principe Mohammad Bin Salman, cui dovrebbe seguire martedì – come anticipa Fox News – il primo incontro tecnico finalizzato al cessate-il-fuoco tra la delegazione ucraina guidata dal consigliere presidenziale Andriy Yermak e quella statunitense composta dal segretario di Stato Marco Rubio, dal consigliere per la Sicurezza Michael Waltz e dall’inviato speciale Steve Witkoff.

Martedì vertice dei ‘volenterosi”

Contemporaneamente, l’Europa farà sentire la sua voce al vertice dei Volenterosi ufficializzato da Zelensky e dal presidente francese Emmanuel Macron sempre per martedì, a livello di stati maggiori della Difesa. Secondo l’ufficio del premier britannico Keir Starmer, che sta coordinando i contatti, sono già 20 i Paesi aderenti alla Nato (incluse Turchia e Norvegia), alla Ue o al Commonwealth disponibili a maggiori sforzi per garantire una sicurezza credibile a Kiev. Ma qualsiasi soluzione di peacekeeping a trazione europea alla Russia non piace. Perché sarebbe “apertamente ostile”, dichiara il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov.