Roma, 11 luglio 2024 - La Russia aveva pianificato di uccidere Armin Papperger, amministratore delegato della azienda tedesca produttrice di armi Rheinmetall all’inizio dell’anno. Secondo quanto scrive la Cnn il complotto è stato sventato da agenti dei servizi segreti Usa e tedeschi.
Le armi della Rheinmetall in Ucraina
La Rheinmetall è il più grande e famoso produttore tedesco di proiettili di artiglieria da 155 mm, decisivi nella guerra in Ucraina. L'azienda sta mettendo a punto anche il Frankenstein, un carro armato costruito su base dei Leopard 1 in grado di abbattere missili e droni, studiato appositamente per l'Ucraina, e il suo Skynex, un sistema di contraerea prodotto in Italia. Inoltre l'azienda ha un accordo con Kiev per la costruzione di una fabbrica di carri armati sul suolo ucraino, come ha confermato lo stesso Papperger sulle pagine del Rheinische Post: una una fabbrica di carri armati del valore di 200 milioni di euro, e capace di produrre fino a 400 Panther KF51 all'anno, perché secondo il presidente dell'azienda tedesca l'Ucraina per vincere la guerra avrà bisogno "di circa 800 carri armati".
Campagna russa di sabotaggi in Europa
Papperger quindi era un obiettivo del Cremlino, ma non l'unico, infatti secondo le informazioni raccolte dalla Cnn dai servizi il complotto contro il Ceo tedesco è solo uno dei tanti piani della Russia per assassinare manager dell'industria della difesa che sostengono Kiev in Europa. E' da più di sei mesi che il Cremlino porta a vanti una campagna di sabotaggi in tutta Europa reclutando dilettanti locali disposti a tutto per denaro, pronti ad attacchi incendiari a magazzini dove si conservano le armi destinate all'Ucraina o ad atti di vandalismo al solo scopo di rallentarne l'invio a Kiev.
Tutti sanno, nessuno commenta
Sabotaggi però poco reclamizzati in Occidente, ma che spiegano la tensione da parte dei funzionari Nato verso questi episodi, che hanno lo scopo di trascinare l'Europa nel conflitto. Per il resto anche in questo caso le bocche sono rimaste cucite: il Consiglio di Sicurezza Nazionale ha rifiutato di commentare l'esistenza del complotto russo, così come l'ambasciata tedesca a Washington e il portavoce di Rheinmetall, Oliver Hoffman.