Roma, 11 settembre 2024 – Federico Reho, coordinatore della ricerca del Wilfried Martens Centre for European Studies di Bruxelles, think tank del Partito popolare europeo, non drammatizza il rinvio della presentazione della nuova Commissione europea. "Non c’è mai stato un impegno formale a presentarla questa settimana – spiega – ma solo un’indicazione di massima. Era nell’ordine delle cose prendere qualche giorno in più per le rifiniture politiche o per risolvere complicazioni amministrative. Non credo che si sia trattato di una falsa partenza".
Non c’è anche un problema di equilibri interni nella composizione della squadra? Non è troppo sbilanciata a destra guardando alla provenienza politica dei commissari?
"La verità è che il risultato del voto ha prodotto uno spostamento a destra dell’elettorato e, quindi, dell’Europarlamento. Gli unici gruppi che hanno guadagnato seggi sono quelli del Ppe e le formazioni a destra dei popolari. I socialisti e liberali hanno, comunque, un ruolo importante. Non c’è maggioranza senza i loro voti".
La nomina del commissario designato dall’Italia, Raffaele Fitto, è uno dei nodi da sciogliere?
"Se lo diventasse sarebbe una mossa sciocca da parte dei socialisti e liberali. Fitto è politico navigatissimo, che viene dal centrodestra e dalla lunga tradizione democristiana. Tutti dovrebbero avere interesse ad avere una destra meloniana moderata e introdotta nel sistema e nei gangli del potere europeo. Da questo punto di vista la nomina di Fitto una buona notizia per tutti. Se socialisti e liberali montano sulle barricate lo fanno per questioni di piccolo cabotaggio".
E gli eurodeputati del Pd? Sbaglierebbero a votare contro?
"Assolutamente sì. È ovvio che, con un governo di centrodestra, il commissario sia espressione di questa parte politica. Se non ricordo male, quando Fitto era copresidente del gruppo dei conservatori europei, si adoperò per far eleggere Gentiloni. In Europa si gioca con la maglia della nazionale. E vedo che molte teste pensanti del Pd siano su questa linea".
Però, Meloni, non ha votato von der Leyen...
"È stato un errore tattico non votare von der Leyen che ha offerto, in qualche modo, il fianco alle manovre dei socialisti per indebolirla. Spero che venga recuperato. L’Italia ha un peso importante e deve avere un ruolo adeguato nella nuova commissione nell’interesse di tutti".
Ma quale deve essere l’agenda della nuova Commissione?
"I grandi temi sono chiari. Il recupero della competitività europea, all’interno del quale si colloca la riflessione sul futuro del green deal, che deve essere compatibile con il mantenimento di un tessuto industriale. Poi, c’è il tema della difesa comune, dell’immigrazione e delle dinamiche contro il calo demografico, infine la grande questione dell’allargamento dell’Unione, a cominciare dall’apertura all’Ucraina".