Roma, 15 gennaio 2024 – Prima il Covid, poi le crisi regionali. Da quella russo-ucraina a quella di Gaza che per effetto secondario ha portato le minacce degli Houthi yemeniti alle navi mercantili che transitano nel Mar Rosso, da dove passa il 15% del commercio mondiale. Gli attacchi dei pirati islamisti hanno già portato almeno il 15% degli operatori commerciali a scegliere la più lunga (15 giorni aggiuntivi) e cara rotta del Capo di Buona Speranza che “aggira“ l’Africa.
Non bastasse, c’è anche la crisi ambientale del canale di Panama, da dove transita tra il 3 e il 5% del commercio mondiale, e che attualmente opera al 66% della capacità nominale, perché la siccità nella regione gli ha fatto raggiungere nuovi minimi storici di profondità, con conseguente restrizione dei transiti. Le due diverse crisi impattano direttamente su ben tre dei “nodi“ del trasporto marittimo: Suez, Bab el Mandeb e Panama. E questo può avere gravi ripercussioni sulle catene di approvvigionamento globali.
"L’impatto sui noli – osserva un rapporto dell’Ispi di Milano – è significativo. Tutte le tariffe mercantili sono al rialzo, proprio quando si stavano smaltendo gli effetti nocivi della pandemia: nella prima settimana di gennaio 2024 l’indice composito di Drewry per i container (World Container Index) è aumentato del 61%, raggiungendo i 2.670 dollari per container da 40 piedi (Feu), con un incremento del 25% rispetto alla stessa settimana dell’anno scorso e dell’88% superiore rispetto alle tariffe medie del 2019 (pre-pandemia)".
I noli da Shanghai a Rotterdam sono saliti del 115% (da 1.910 dollari, a 3.577 dollari per FEU), le tariffe da Shanghai a Genova sono aumentate del 114% (da 2.222 dollari, fino a 4.178 dollari) e verso Los Angeles del 30% (arrivando a 2.726 dollari). E le previsioni non sono rosee, visti i possibili ulteriori aumenti delle tariffe spot est-ovest nelle prossime settimane e l’applicazione di sovraccarichi rilevanti per la dislocazione delle navi e per gli aumenti dei costi assicurativi.
Il problema non è solo per le merci che importiamo ma anche per quelle che esportiamo. "Le difficoltà alla navigazione provocate dagli attacchi degli Houthi contro le navi nel Mar Rosso – denuncia Coldiretti – mettono a rischio circa mezzo miliardo di esportazioni di frutta e verdura Made in Italy dirette in Medio Oriente, India e sud est asiatico".
"Queste due situazioni, Panama e Mar Rosso, indipendenti ma che si sommano – sostiene l’Ispi – rischiano di generare un nuovo rallentamento delle catene di fornitura e un rinvigorimento della pressione inflazionistica mondiale, che sembrava avviarsi a una riduzione, dopo la dinamica record dell’ultimo anno e mezzo. La doppia crisi ha già impattato sui prezzi dell’energia, con un rapido aumento del gas naturale e del petrolio. Sebbene la crisi sia globale, potrebbe essere nuovamente l’Europa a risentirne di più: dato il contesto macroeconomico , gestire un nuovo aumento dei prezzi dell’energia potrebbe presentare notevoli sfide, con concreti rischi, di fenomeni a rimbalzo di stagflazione".
È un problema che incide in ultima analisi sulle tasche di ognuno di noi. Secondo Assoutenti si rischiano ripercussioni dirette sui consumatori italiani, attraverso una serie di rincari di prezzi e tariffe che potrebbero costare centinaia di euro alle famiglie. "Il forte incremento dei costi di trasporto e i pesanti ritardi nelle consegne, unitamente ai rialzi dei carburanti – osserva il presidente di Assoutenti Gabriele Melluso – potrebbero riflettersi in modo diretto sui prezzi al dettaglio delle merci vendute in Italia dando vita ad una spirale inflattiva: un incremento di appena l’1% del tasso di inflazione pesa, su una famiglia con due figli, per 411 euro all’anno in più".
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