Venerdì 22 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Come fermare Putin? "L’Occidente non ha scelta. Deve continuare a inviare aiuti militari all’Ucraina"

Ferrari (Ispi): una pace ’sbilanciata’ consentirebbe a Mosca di dichiarare vittoria. "La morte di Navalny è coerente con un regime sempre più repressivo"

Roma, 19 febbraio 2024 – “L’Occidente ha tre opzioni: continuare l’invio dei massicci aiuti militari ed economici all’Ucraina, sapendo che dovrà farlo per molto tempo e con esiti non garantiti (Kiev dovrebbe ricevere i primi caccia F-16 americani a giugno, ndr. ); accettare una pace sbilanciata che consentirebbe a Putin di dichiarare vittoria oppure entrare in campo direttamente con la Nato contro le truppe russe. Questa ultima ipotesi è terrificante ed è stata esclusa sin dall’inizio da tutti Paesi occidentali. Restano quindi le prime due, e la scelta sarà probabilmente influenzata, se non decisa, dalle elezioni del 2024 in America ed Unione Europea". Così il professor Aldo Ferrari, ordinario all’università di Venezia e capo del programma Russia, Caucaso ed Asia centrale dell’Ispi.

Il presidente russo Vladimir Putin
Il presidente russo Vladimir Putin

Professore, che significa la morte in carcere di Navalny?

"Era l’unica figura unificante e riconosciuta di una opposizione, che ora sembra ancora più intimidita e ammutolita di prima. Con la sua scomparsa la Russia si trova ora completamente priva di un leader alternativo. È la chiusura di una possibile speranza, anche se non di una prospettiva reale di cambio di regime, che non c’era prima e ora a maggior ragione oggi non c’è più".

E il Cremlino ne porta la responsabilità politica?

"Mi pare evidente, a prescindere delle cause della morte, che probabilmente non sapremo mai al di là di ciò che diranno le autorità russe...".

Putin aveva veramente bisogno di eliminarlo fisicamente?

"Bisogno assoluto non parrebbe, ma al di là della vicenda Navalny, nella vita quotidiana di Paesi autoritari come la Russia mandare messaggi di questo tipo, far vedere che fare opposizione porta prima o poi alla morte prematura, può costituire un messaggio forte e comprensibile".

Putin ha perso il controllo?

"È al potere dal marzo del 2000, sento parlare di malattie e declino fisico almeno dal 2008, ma non mi sembra che abbia perso il controllo di sé. I suoi discorsi sono sgraditi all’orecchio occidentale ma seguono una loro logica e la Russia è oggi tutt’altro che isolata".

La morte di Navalny segna un cambio di passo del sistema di potere putiniano?

"No, è coerente con un regime sempre più repressivo. Il vero cambio di passo è stata la guerra in Ucraina. Tutti fatti precedenti – annessione della Crimea, guerra in Georgia, intervento in Siria – erano discutibili ma con qualche giustificazione. Con l’aggressione all’Ucraina si è segnata una rottura della legalità internazionale".

Cosa attendersi dopo il prevedibile trionfo alle presidenziali? Anche ieri Putin, all’indomani della conquista della città di Avdiivka, ha detto: “Siamo pronti per il dialogo con l’Ucraina”.

"È possibile, del resto manda segnali da molto tempo. Ma, attenzione, le trattative che immagina Putin significano mettere il mondo davanti ad un fatto compiuto. Ovvero non mettere minimamente in discussione l’appartenenza alla Russia della Crimea e dei territori conquistati. Sulla base di questo, Mosca è disposta a trattare per una soluzione che gli consenta di cantare vittoria. Tenendo presente che oggi la Russia sul campo è più forte di un anno fa, mentre l’Ucraina, anche politicamente, è più debole, non escluderei del tutto l’ipotesi".