Roma, 16 febbraio 2024 – I dettagli seguiranno, forse. Ma la sostanza politica, al di là dell’operazione di copertura già in atto, è una e una sola: Alexey Navalny è stato assassinato. Il suo è un omicidio politico e il suo mandante ha un nome e un cognome: Vladimir Putin.
Il comunicato dell’amministrazione penitenziaria è ovviamente generico.
“Il 16 febbraio 2024, nella colonia correzionale n. 3, il detenuto A. A. Navalny si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo quasi immediatamente conoscenza.
Gli operatori sanitari dell'istituto sono arrivati immediatamente ed è stata chiamata una équipe medica di emergenza. Sono state eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, ma non hanno dato risultati positivi. I medici del pronto soccorso hanno confermato la morte del condannato. Si stanno accertando le cause della morte”.
Fonti russe dell’opposizione parlano di probabile arresto cardiocircolatorio, ma causato da cosa, avvelenamento? L’ipotesi è tutt’altro che peregrina. Ricordiamo che nel 2020, Navalny è entrato in coma dopo un sospetto avvelenamento con novichok da parte del servizio di sicurezza russo FSB ed è stato evacuato in Germania per essere curato. Si è ripreso ed è tornato in Russia nel gennaio 2021, dove è stato arrestato con l'accusa di violazione della libertà vigilata e condannato alla prima di diverse pene detentive, per un totale di oltre 30 anni dietro le sbarre. Ma scorire se è stato ancora avvelenato sarà ben difficile dato che non è credibile che verrà fatta una autopsia alla presenza di consulenti indipendenti.
Alcune fonti hanno riferito alla rete di propaganda statale russa RT che Navalny è morto per un coagulo di sangue che avrebbe causato un ictus.
Ma i medici vicini alla famiglia sono scettici. “Ciò che è stato scritto dai media e affermato dal Servizio penitenziario federale secondo cui il coagulo di sangue di Navalny si è rotto e si è trattato di tromboembolia _ ha commentato a Novaya Gazeta, giornale dell’opposione, l’anestesista rianimatologo Alexander Polupan, che faceva parte di un gruppo di medici arrivati da Mosca all'ospedale di Omsk dove Alexei Navalny fu portato dopo il suo avvelenamento nell'agosto 2020 _ non può essere confermato, perché non sono state effettuate manipolazioni intravitali per determinare questa malattia e non è stata effettuata alcuna autopsia. E solo dal modo in cui descrivono che non si sentiva bene, è arrivata un'ambulanza e concludono che si è staccato un coagulo di sangue lo scetticismo aumenta: tale conclusione può essere fatta solo sulla base dei risultati dell'autopsia. Un coagulo di sangue può rompersi in chiunque e la tromboembolia può verificarsi in chiunque. Ma Navalny non aveva alcun rischio di tromboembolia, l'ho visitato nel 2020 e dico a ragione veduta”.
Ma ammesso e non concesso che sia stato un ictus, cosa lo avrebbe causato? Una sostanza assunta/somministrata o solo cause “naturali” come la permanenza in una colonia penale in Siberia dopo una storia di abusi e maltrattamenti e dopo il tentativo di avvelenamento che lo mandò in coma e che potrebbe averne pregiudicato il sistema cardiocircolatorio? Anche in questo ultimo caso, peraltro, la responsabilità politica di Putin è evidente: l’odissea giudiziaria alla quale è stato sottoposto l’oppositore di Putin è stata decisa dal Cremlino per togliere di mezzo un avversario davvero credibile.
L’avvocato di Navalny, Leonid Solovyov sta volando al carcere siberiano dove è morto il suo assistito e ha dato alle egenzie russe una dichiarazione prudente: “Per decisione della famiglia di Alexei Navalny, non commenterò assolutamente nulla. Dobbiamo scoprire cosa è successo. Mercoledì Alexey aveva visto un avvocato. e allora andava tutto bene".
Da parte sua Lyudmila Ivanovna Navalnaya, madre di Alexei Navalny, è giustamente affranta e altrettanto furiosa: “Non voglio sentire alcuna condoglianza. Abbiamo visto nostro figlio nella colonia il 12 febbraio – ha detto – era vivo, sano, allegro". E sarebbe continuato ad esserlo, nei limiti della sua condizione, se qualcuno non lo avesse fatto fuori.