Francoforte, 10 settembre 2022 - Il vento delle riforme nella Chiesa spira ancora dalla Germania, sul versante dell’accesso delle donne ai ministeri (diaconato e presbiterato) come sulla valutazione dell’omosessualità alla luce del Vangelo. Ma la minoranza conservatrice tedesca non demorde e finisce per depotenziare la batteria di proposte progressiste in arrivo da Berlino alla Santa Sede. Teatro della controffensiva, la quarta assemblea del Sinodo della Chiesa cattolica in Germania, la penultima di un percorso i cui risultati condizioneranno il processo sinodale voluto dal Papa a livello internazionale e in chiusura il prossimo anno. In questi giorni a Francoforte laici, religiosi, diaconi, presbiteri e vescovi tedeschi sono impegnati nella votazione di quattordici documenti (nove in seconda e ultima lettura) su quattro focus tematici di forte presa nell'opinione pubblica: esercizio del potere, vita sacerdotale, sessualità e ruolo delle donne. Si tratta in sostanza di un testo chiave per ogni ambito di riflessione e di altri scritti a carattere più specifico.
Su donne e sessualità sono stati approvati definitivamente un paio di documenti dal taglio innovativo. In primo luogo, con un’ampia maggioranza – anche fra i vescovi che votano in sede separata con quorum dei 2/3 –, è stato approvato un testo che fornisce argomenti teologici, esegetici e storici a favore dell’accesso delle donne ai ministeri. Via libera anche a uno scritto nel quale si invoca una rivalutazione dottrinale dell’omosessualità da parte del Papa e della Chiesa. “L’omosessualità non va giudicata eticamente in modo diverso dall’orientamento eterosessuale“, si legge nel documento approvato dal 92% dei delegati e da oltre due terzi dei presuli.
Fin qui i passi riformisti ai quali fa da contraltare la sonora bocciatura del testo base sulla sessualità che, da un lato, favoriva una maggiore valorizzazione della coscienza dei singoli e, dall’altro, spingeva per una più attenta valutazione dei segni dei tempi sull’affettività. Dato come di sicura approvazione alla vigilia dell’assemblea di Francoforte, il documento è naufragato alla prova del consenso dei vescovi. Trentatré i voti a favore, 21 quelli contrari, tre le astensioni. Tradotto, la maggioranza c'è stata, ma il quorum non è stato centrato, nonostante l’82% di placet incassati nell’assemblea di laici, religiosi, preti e diaconi. E dire che, nei summit antecedenti al voto, i presuli contrari si contavano sulle dita di una mano.
Evidentemente chi tace dissente per la delusione di non pochi laici, che, in polemica con la delibera dei vescovi, hanno lasciato Francoforte, ma anche per un grande sopriro di sollievo in Curia romana, dove monta la preoccupazione per le fughe in avanti dei cattolici tedeschi.