Martedì 12 Novembre 2024
Marta Ottaviani
Esteri

Dall’Egitto alla Giordania, spazi aerei chiusi e jet in volo. Ecco i Paesi arabi che hanno difeso Israele

Nuovo scenario di alleanze come negli accordi di Abramo. La Russia però è sempre più vicina all’Iran: i droni di Teheran sono gli stessi lanciati da Mosca sull’Ucraina

Roma, 15 aprile 2024 – L’attenzione in queste ore è concentrata su come si svilupperà la reazione di Israele. Ma l’attacco dell’altra notte potrebbe segnare un punto di inizio per la storia di un Medio Oriente nuovo e la presa di coscienza che una cordata di nazioni vorrebbe scompaginare l’ordine mondiale corrente a suo vantaggio e che in qualche modo va contrastata.  

L’Iran minaccia Israele: “Pronti ad usare un’arma mai usata prima”

Il generale Herzi Halevi (a sinistra) nella base aeronautica israeliana di Kirya (Tel Aviv)
Il generale Herzi Halevi (a sinistra) nella base aeronautica israeliana di Kirya (Tel Aviv)

Se c’è almeno una buona notizia in tutto questo caos inquietante, è che Israele non è solo. In volo per difendere il suo territorio non si sono solo alzati i caccia di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, ma anche della Giordania. Con Arabia Saudita, Emirati arabi ed Egitto che hanno chiuso gli spazi aerei. Volendo ben vedere, la notizia è proprio questa.

La mappa delle alleanze
La mappa delle alleanze

Nonostante il 7 ottobre, la carneficina a Gaza portata avanti dall’esercito israeliano, in Medio Oriente c’è chi ha ancora voglia di normalizzazione. Gli Emirati Arabi Uniti hanno già aderito agli accordi di Abramo, che prevedono il riconoscimento formale della sovranità di Israele e pongono le basi per una nuova configurazione dell’area dal punto di vista economico e politico. L’Arabia Saudita avrebbe dovuto farlo a breve. La crisi sulla Striscia di Gaza ha bloccato tutto, ma il fatto che Riad abbia messo a disposizione la sua difesa aerea ci suggerisce che, per quanto dettata più da convenienza che da altro, la volontà di trattare con quello che fino a ieri era il nemico indiscusso resti immutata.

Il motivo è presto detto. I sauditi, che pure finanziano alcune frange del terrorismo islamico, hanno capito perfettamente che attorno ai confini dello Stato ebraico si gioca una partita sul nuovo ordine mondiale e, se proprio devono stare da una parte, allora è meglio collocarsi in quella opposta rispetto all’Iran.

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Alla fine, Israele in questo momento beneficia delle divisioni e le lotte fra sciiti e sunniti, che pervadono il Medio Oriente indipendentemente dalla sua esistenza e che vanno avanti da secoli. Quindi, pur di essere contro l’Iran, si guadagna l’appoggio dei sauditi, degli Emirati Arabi Uniti, del Barhein, dell’Egitto e della Giordania. Il problema è chi c’è dall’altra parte.

Teheran è sempre più vicina alla Russia. I droni che sabato hanno cercato di raggiungere senza successo il territorio israeliano sono uguali a quelli con cui è stata bombardata nelle stesse ore la città ucraina di Kharkiv. La Russia ha stretto un’alleanza sempre più vincolante con la Cina, decisa, nelle stesse parole del presidente Xi Jinping, a spezzare il mondo unipolare a trazione statunitense e che sta raccogliendo sotto la sua guida una cordata di Paesi a composizione variabile, ma poco confortante. Ci sono, appunto, Iran e Russia, con la loro voglia di prevaricare e che garantiscono a Pechino la destabilizzazione del Medioriente. Iran e Russia si portano appresso la Siria, guidata da Bashar al-Assad e che proprio a loro deve l’essere rimasto al potere. C’è il Qatar, maggiore finanziatore dei Fratelli Musulmani. Purtroppo per l’Occidente, c’è anche la Turchia, membro della Nato, ma che in politica estera ha una propria agenda e che da anni ha assunto toni antisionisti che spesso sconfinano nell’antisemita.

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