Roma, 15 maggio 2024 – Nemico dell’Ucraina. Appena eletto aveva detto di non voler inviare più “un solo proiettile a Kiev”. Ostile all’Ue, alla Nato e ai “fascisti ucraini”, come li aveva definiti. E per giunta amico di Putin. E’ questo l’identikit di Rober Fico, 60 anni a settembre, premier della Slovacchia, leader del partito populista Smer-Sd, vittima oggi di un attentato alla sua vita davanti alla Casa della Cultura a Bratislava dove si stava tenendo una riunione di Governo.
Fico era uscito trionfante nella corsa alle elezioni politiche dello scorso 30 settembre con il 22,9% dei voti. Questo è il suo quarto mandato, contando che è stato già premier due volte, dal luglio del 2006 al luglio del 2010 e poi dall'aprile del 2012 al marzo del 2018. Attualmente è a capo di un governo di coalizione formato dallo Smer-Sd, da Hlas-Sd di Peter Pellegrini e dal Partito nazionale slovacco (Sns), formazione di estrema destra. Motivo per cui lo Smer è stato espulso dal Partito socialista europeo.
L’ostilità verso l’Ucraina
Leader controverso e criticato anche per la sua vicinanza alla Russia di Putin e per la sua ostilità all’Ue. Fico, già all’inizio dell’anno aveva annunciato lo stop all’invio di armi all’Ucraina, chiedendo la revoca delle sanzioni Ue contro Mosca e l’avvio di negoziati di pace.
Le critiche interne al Paese
A poche settimane dal suo insediamento, lo scorso 25 ottobre, si è formato subito un movimento di protesta contro il progetto proposto dal premier di eliminare l’ufficio del procuratore speciale che si occupa di corruzione ad alto livello e di criminalità organizzata. Ufficio che si è occupato di diversi casi che coinvolgono il partito di Fico. A febbraio, poi, è stata approvata la legge che ha portato allo scioglimento dell’ufficio e che ha introdotto una riduzione delle pene per corruzione, crimini fiscali e protezione per gli informatori.
La carriera politica
Fico ha iniziato la sua carriera politica nel Partito comunista poco prima che la Rivoluzione di Velluto del 1989 dissolvesse l'ex Cecoslovacchia. E’ stato rappresentante della Slovacchia alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo dal 1994 al 2000. Nel 1999, dopo non essere stato preso in considerazione per un posto da ministro, ha abbandonato il Partito Democratico
di Sinistra (Sdl), erede politico del Partito Comunista, per fondare la propria formazione politica, lo
Smer-Socialdemocratico (Smer-Sd). L'azzardo ha dato i suoi frutti nel 2006, quando Smer-Sd ha ottenuto un successo elettorale che ha catapultato Fico sulla poltrona di primo ministro due anni dopo l'ingresso della Slovacchia nell'Unione europea. Senza pensarci due volte, Fico ha formato una coalizione con il Partito Nazionale Slovacco (Sns) di estrema destra, dalla forte retorica anti-rifugiati e dalle spiccate inclinazioni populiste. Fico ha sfruttato abilmente la crisi finanziaria globale del 2008 per rafforzare la sua popolarità, rifiutandosi di imporre misure di austerità. L'ingresso della Slovacchia nell'Eurozona nel 2009 ha coronato il suo primo quadriennio come primo ministro, ma le elezioni del 2010 lo hanno rispedito all'opposizione, non essendo riuscito a formare una coalizione nonostante la vittoria. Risalito poi al potere nel 2012, è stato costretto a presentare le dimissioni nel 2018, a seguito delle proteste innescate dall’assassinio del giornalista Jan Kuciak, autore di inchieste sulla corruzione del partito, e della sua compagna.