Venerdì 21 Febbraio 2025
REDAZIONE ESTERI

Chi è Alice Weidel, leader di Afd. La moglie Sarah Bossard, i due figli e la residenza in Svizzera

La candidata dell’ultradestra che alle elezioni in Germania ha portato a casa il 20,8%, raddoppiando i consensi rispetto all’ultimo voto, ha 46 anni ed è gay dichiarata. Disse su X che “Hitler era un comunista”

Berlino, 24 febbraio 2025 – Chi è Alice Weidel, leader dell’ultradestra dell’Afd che alle elezioni in Germania vinte dalla Cdu di Merz ha portato a casa il 20,8%?

Intanto Weidel era l’unica donna candidata alla cancelleria in questa tornata elettorale. 

Era anche la più giovane: nata nel 1979, aveva appena dieci anni quando cadde il muro di Berlino. 

Entrata nel partito nel 2013 già nel 2017 è capolista alle elezioni. Con una laurea in economia e un dottorato di ricerca a Bayreuth sul sistema pensionistico cinese, si professa una conservatrice e nei suoi discorsi lo ripete spesso.

Anzi, nel suo partito qualcuno ha un po' di mal di pancia per Weidel, lesbica dichiarata, sposata e residente in Svizzera con la produttrice cinematografica di origini srilankesi Sarah Bossard, con la quale cresce due figli, avuti da due padri diversi. Non è qualcosa di nuovo nelle destre europee. Una certa apertura sul fronte diritti civili è atteggiamento diffuso, anche perché è usata come clava contro gli immigrati, musulmani e 'arretrati'. Weidel riesce a presentare la sua radicalità come la cosa più normale del mondo, persino coerente con gli interessi tedeschi nonostante gli endorsement da oltreoceano.

Il ‘Guardian’ descrive Weidel come "raggiante" per il risultato elettorale. L'AfD ha raddoppiato i consensi rispetto alle ultime elezioni.

“Questa mattina, quando ho acceso il telefono, ho visto di aver ricevuto chiamate e messaggi dagli Stati Uniti, incluso uno da Elon Musk con congratulazioni personali", ha affermato Weidel. Del resto Musk l’aveva invitata a una chiacchierata su X poche settimane fa e mezzo mondo l’ha ascoltata mentre arrivava a dire che “Hitler era un comunista”. 

In campagna elettorale se l'è anche presa con gli studi di genere che "sbatteremo fuori dalle università tedesche se andremo al governo". E poi "re-migrazione, re-migrazione, re-migrazione", espulsioni in grande stile e pure qualche colpo all'Unione europea. Nei suoi Weidel discorsi parla di un Paese in declino, in crisi, perduto. E a questa narrativa - presentata perfino a Budapest fra lodi sperticate a Viktor Orban - offre soluzioni immediate. Una svolta sull'immigrazione, appunto. Ma anche sulla guerra in Ucraina che ha fatto schizzare il prezzo dell'energia. Meglio fare la pace con Putin, prima di subito: quando Zelensky parlò al Bundestag, Weidel insieme ai deputati di Afd uscì dall'aula. È con questo mix di normalità e radicalità che ha conquistato il suo spazio, in pochissimi anni.

Secondo la leader dell’ultradestra, spauracchio di mezza Europa, dati alla mano i tedeschi vogliono chiaramente una coalizione nero-azzurra, vale a dire tra i conservatori e Afd. Lei è molto chiara: "Siamo pronti a far parte del governo, le nostre mani sono sempre tese". Ma allo stesso tempo non crede che la Cdu di Friedrich Merz accoglierà l'invito. Ecco perché Weidel guarda già oltre: se nei prossimi anni non si cambia politica, Afd "diventerà il più forte partito politico tedesco" e "riporterà ordine in Germania", sottolineando che il partito ha ottenuto il doppio dei voti rispetto alla Cdu nella Germania orientale, conquistando 45 dei 48 seggi disponibili.

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La leader di Afd Alice Weidel

Ma Afd è un partito fatto di gruppi diversi che si sono trovati insieme e che spesso si guardano in cagnesco. Non è un caso che abbiano già mandato a casa due presidenti prima di Weidel. La quale, consapevole di questa storia, a volte sembra nervosa. Odia il contraddittorio. Quando non ha il palcoscenico tutto per sé va in difficoltà. Interrompe le interviste, lascia lo studio, se la prende con il giornalista di turno. Voleva cacciare Bjoern Hoecke, a capo della corrente più radicale, per molti un neonazista, poi c'è venuta a patti, dopo il trionfo in Turingia. Recentemente ha persino dichiarato che lo vedrebbe come ministro in un suo governo.