Sabato 21 Dicembre 2024
MARTA FEDERICA OTTAVIANI
Esteri

Chi comanda ora in Russia? “Putin, i suoi fedelissimi e i segnali di debolezza”

L’analisi della scrittrice Zafesova: i suoi propagandisti hanno atteso alla finestra la fine del caos "Il Paese continua a tremare, nulla sarà più come prima. Lo zar è sceso per la prima volta a patti"

Scosse di assestamento, come dopo un terremoto. Ma la scossa è stata forte e adesso il Cremlino e il presidente Putin in primis, devono prepararsi a un processo che potrebbe essere lungo, ma che porterà a un cambio di passo nel regime moscovita. Anna Zafesova, giornalista e analista specializzata sullo spazio ex sovietico, autrice del libro ‘Navalny contro Putin’ (Paesi Edizioni) ha spiegato come potrebbero cambiare gli scenari dentro e fuori il Cremlino dopo quella che Prigozhin ha definito ‘la marcia della Giustizia’.

Putin ha ancora il controllo della Russia?
Putin ha ancora il controllo della Russia?

Anna Zafesova, la Russia ha tremato per oltre 24 ore. Com’è la situazione adesso?

"La Russia ha tremato e continua a tremare. Ci sono scosse di assestamento e dobbiamo vedere cosa succederà nelle prossime settimane. Ma sicuramente nulla sarà più come prima. Il potere centrale è stato esposto a una debolezza tale che, per quanto si intuisse non fosse forte come voleva apparire, si è mostrato molto più fragile e molto più disorganizzato di quello che perfino i suoi detrattori sospettavano".

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Quindi adesso si aprono tutta una serie di nuove strade che verranno esplorate.

"Il fatto che Wagner non abbia incontrato resistenza per centinaia di chilometri ha fatto pensare che le strade fossero sgombre perché Putin non aveva uomini da metterci o perché qualcuno del suo cerchio magico ha deciso che la prova di forza di Prigozhin doveva essere effettuata. Dire che non sia stata opposta resistenza è un errore. Hanno cercato di fermarlo a più riprese all’altezza di Rostov, all’altezza di Voronezh, bombardando ogni tanto con l’aviazione. Stiamo parlando di sei elicotteri, un caccia e un aereo da trasporto abbattuti dai Wagner. Abbiamo visto le immagini delle bombe, sono stati fatti esplodere anche dei ponti. Va sottolineato un altro aspetto".

Quale?

"Che se li avessero fermati del tutto avrebbero attaccato la parte più addestrata, meglio armata e più coesa del potere armato russo che, pur non facendo parte delle forze regolari, sta dando un contributo fondamentale in Ucraina. Putin avrebbe potuto ovviamente bombardare Rostov oppure togliere le truppe dal fronte per cominciare a combattere Prigozhin, però francamente credo che al Cremlino si è capito che non era quella la soluzione. Questa è una prima spiegazione".

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La seconda?

"Che, tutto sommato, in tanti non avevano nessuna voglia di schierarsi contro quello che poteva rivelarsi un possibile vincitore. In questo contesto va collocato il silenzio assordante di molti sostenitori di Putin, di molti propagandisti che non si sono palesati se non nel tardo pomeriggio e qualcuno non si è mai palesato, aspettando chiaramente di vedere come sarebbe andata a finire".

Come esce Putin da questa situazione? Pensa che sia possibile una sua destituzione?

"Ovviamente, anche perché in molti hanno visto quanto sia relativamente facile. Il presidente che si vantava di non aver mai negoziato con nessuno, ha dimostrato di scendere a patti quando la minaccia diventa reale. Un dato di cui terranno conto in Ucraina, ma anche in Occidente. Lukashenko sembrava la marionetta di Putin e, invece, con questa mediazione sembra essersi riscattato.

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A che gioco gioca?

"Questo è tutto da vedere. La ricomparsa di Lukashenko è curiosa e nessuno sapeva dell’amicizia con Prigozhin. Ci sono varie ipotesi sul campo. Lukashenko potrebbe essersi dotato di un suo esercito personale o potrebbe essere un modo per scagliare un’offensiva da nord. Di certo, se la Wagner dovesse essere sciolta, gli ucraini festeggerebbero".