Milano, 13 gennaio 2019 - Quando sono stati sicuri che si trattava proprio di lui l'hanno fermato e gli hanno chiesto i documenti. Cesare Battisti si era camuffato bene, barba finta e occhiali da sole, come nei migliori film di Hollywood. Ma la corsa dell'ex terrorista dei Pac è finita ieri sera, Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, dove il pluriomicida aveva trovato rifugio. La cattura arriva dopo settimane di indagini e appostamenti di una squadra Interpol: fondamentale l'apporto dell'Aise, i servizi segreti italiani per l'estero, e della Digos di Milano, che hanno collaborato con la polizia boliviana e brasiliana. Proprio su input degli agenti italiani, le forze locali hanno potuto bloccare Battisti.
Battisti, latitante dal dicembre scorso, si dilegua subito dopo l'ordine di arresto emesso da Luiz Fux, giudice del Tribunale Supremo brasiliano, seguito dal decreto di estradizione firmato dal presidente uscente Michel Temer. Nella sua casa di Cananeia in Brasile, non si trova. La fuga non sorprende la polizia italiana: "Sapevamo da mesi che la pianificava di scappare". La Digos, su coordinamento del sostituto pg di Milano Antonio Lamanna, avvia le sue indagini che si avvalgono di un sistema sosfisticato di intercettazioni: sotto controllo ci sono una quindicina fra telefoni, tablet e pc, intestati a prestanome ma tutti ricollegabili a Battisti: è così che gli agenti italiani possono seguire i suoi spostamenti. Dei 15 dispositivi si fa una scrematura, fino a isolare i tre che Battisti adopera personalmente, anche per connettersi ai social.
Immediato è il sospetto che l'ex terrorista possa essere fuggito in Bolivia, dove ha possibili appoggi ma la certezza arriva solo una settimana fa. Gli agenti italiani volano dal Brasile a La Paz e, dopo aver circoscritto l'area dove si trova l'ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo, iniziano a pedinarlo.
L'ultima localizzazione, prima dell'arresto di ieri, risale a due o tre giorni fa, quando Battisti si trova nei dintorni dell'aeroporto di La Paz. Gli investigatori si prendono ancora qualche ora per avere la ragionevole certezza che si tratti proprio di lui, mettendo in atto tutte le attività di comparazione e i riscontri visivi possibili. L'ex terrorista di Cisterna di Latina sta camminando per strada a Santa Cruz de la Sierra, nell'entroterra del Paese, quando i poliziotti boliviani lo fermano. Lui risponde in portoghese: "Non li ho", dice mentendo. Ma non oppone resistenza. La fuga è finita.
Battisti si nascondeva in casa di alcuni conoscenti boliviani e nella sua latitanza avrebbe avuto l'aiuto anche di persone brasiliane e italiane. "Di Cesare Battisti gli investigatori italiani non hanno "mai perso le tracce", spiegano fonti della polizia italiana. Ma solo ora "la congiuntura politica favorevole" (con l'ascesa al potere di Bolsonaro), ha consentito la cattura dell'ex terrorista.