Roma, 19 novembre 2024 – Nella guerra ipertecnologica sempre più in evoluzione che permette di colpire a grandi distanze gli sciami di droni sono il presente e il futuro. Lo si è visto con gli attacchi iraniani su Israele fermati dallo scudo stellare di Tel Aviv e lo si vede quotidianamente nel conflitto ucraino. Ovvio che mentre l'industria bellica affina questo tipo di attacco a lunga distanza nello stesso tempo concepisce analoghi sistemi di difesa.
In questa prospettiva gli Stati Uniti hanno presentato di recente il sistema di sorveglianza Cerberus XL C-UAS in grado di rilevare e permettere alle batterie l’intercettazione di ben 500 droni contemporaneamente fino a distruggerli prima che si avvicinino all'obiettivo.
Il sistema dotato di sensori a lungo raggio combina immagini termiche/visive, radar tridimensionali e rilevamento per individuare e tracciare rapidamente i droni lanciati in attacchi massicci. In questo modo è possibile neutralizzare le minacce che arrivano dal cielo fino a 3 km e oltre di distanza.
L'esercito degli Stati Uniti ha presentato Cerberus in una recente esercitazione militare e di fatto è immediatamente impiegabile sul campo. Con ogni probabilità questo kit di difesa finirà anche in dotazione alle forze armate israeliane esposte agli attacchi con droni da parte dell'Iran e forse, il condizionale è d'obbligo dato l'avvio dell'era Trump, anche all'esercito ucraino.
Cerberus XL è stata una delle grandi novità presentata alla conferenza dell'Association of the United States Army (AUSA), il mese scorso a Washington, un evento che riunisce ogni anno aziende e attori chiave del settore della difesa per presentare le innovazioni per le forze armate.
Il "guardiano del cielo" è stato esposto anche in una mostra a Fort Carson, in Colorado, nell’ambito dell’iniziativa Falcon Peak.
Il Cerberus XL rappresenta una svolta nella difesa anche perché è adattabile alle minacce aeree, terrestri e marittime e, come spiega l‘azienda tecnologica statunitense Teledyne Flir che lo produce, può garantire un efficace scudo su siti militari, aeroporti, porti marittimi, confini e infrastrutture civili, peraltro impiegabile anche in condizioni estreme.
Ecco come funziona. Il Cerberus XL C-UAS non colpisce direttamente ma ha la funzione di centro di identificazione e rilevazione che in tempo reale a sua volta trasferisce i dati di intercettazione ai sistemi di artiglieria, missili antiaerei e altre armi che a loro volta opportunamente guidate possono colpire il bersaglio con quasi scientifica certezza. La Teledyne FLIR Defense ha firmato un contratto da 31 milioni di dollari con Kongsberg Defence & Aerospace per fornire il Cerberus XL C-UAS come difesa antidroni droni per le forze ucraine. In questo teatro di guerra è già stato in parte testato con successo.
I droni sono la nuova frontiera delle guerre che anche se si combattono (vedi Gaza, Libano e Ucraina) sul terreno ma anche attraverso sistemi a lunga distanza e senza l'impiego diretto di uomini, come appunto, succede con i droni.
Alcune settimane fa nei Paesi Bassi ha avuto luogo un'esercitazione anti-drone organizzata proprio dalla Nato a cui ha preso parte anche l'Ucraina. L'evento, tra l'altro, ha avuto luogo nello stesso momento in cui il presidente russo Vladímir Putin ha dichiarato di voler decuplicare la produzione di droni, portandola quest'anno a quasi 1,4 milioni.
"Bisogna lavorare sodo sul piano della tecnologia per tenere il passo", ha dichiarato a Euronews Matt Roper, capo dell'intelligence, della sorveglianza e della ricognizione congiunte presso il dipartimento tecnologico e informatico della Nato.
"La Russia ha dimostrato di essere un avversario capace nel campo della guerra elettronica. Abbiamo imparato e sperimentato molto osservando ciò che sta accadendo in Ucraina e ci stiamo adattando di conseguenza". Nell'esercitazione sono state messe alla prova oltre 50 tecnologie di contrasto ai droni, con la partecipazione di oltre 19 Stati membri della Nato e, per la prima volta, dell'Ucraina.
La difesa anti droni sta comunque facendo passi avanti. Tra le tecnologie testate nei Paesi Bassi ne è stata presentata una che permette di hackerare un drone durante il volo, scollegarlo dal pilota, riprogrammarlo e assumerne il controllo per farlo volare altrove. Sia nelle tecnologie messe in campo dalla Nato sia in quella di ultima generazione del Cerberus Xl l'intelligenza artificiale gioca un ruolo primario poiché è in grado di distinguere un drone dall'altro e identificarne le caratteristiche offensive. Siamo già ampiamente (e purtroppo) entrati nel mondo fantasy delle guerre stellari.