Roma, 8 aprile 2024 – Rafael Mariano Grossi è un diplomatico argentino con 40 anni di esperienza nel campo del disarmo e della non proliferazione. Anche per la sua carica di direttore generale dell’agenzia internazionale dell’energia atomica di Vienna è abituato a misurare le parole. Ma stavolta, dopo l’ennesimo attacco a Zaporizhzhia, mette da parte la prudenza. "È un’azione gravissima, pianificata, un attacco militare diretto, non è stato un errore e neppure una messinscena per accusare la controparte. Hanno usato deliberatamente i droni per colpire nel perimetro della centrale. Per la prima volta da novembre 2022 la più grande centrale nucleare d’Europa è stata direttamente presa di mira in un’azione militare. È intollerabile".
“Si tratta – prosegue – di una grave escalation dei pericoli per la sicurezza nucleare di questo impianto. Tali attacchi sconsiderati aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare e devono cessare immediatamente". Su chi abbia lanciato i droni, Grossi torna per un attimo diplomatico e glissa ("le accuse incrociate mi interessano poco") ma avverte che "la comunità internazionale e noi come agenzia dobbiamo avere una risposta chiara. Nei prossimi giorni darò un briefing al Consiglio di sicurezza dell’Onu, e mi aspetto una presa di posizione netta: non deve accadere più".
I sei reattori VVER-1000 di Zaporhizia sono di una altra generazione rispetto agli RBMK di Chernobyl. Per esempio – differenza essenziale – hanno un edificio di contenimento con mura di cemento armato spesse 120 cm, in grado di resistere a diversi colpi di artiglieria pesante (ma non a un bombardamento massiccio e prolungato) o alla caduta di un aereo.
Al loro interno ci sono 80 tonnellate di combustibile ciascuno alle quali vano aggiunte quelle del combustibile ’spento’ conservati nell’impianto di stoccaggio a freddo che ha 170 cask su 380 occupati da circa 2mila tonnellate di rifiuti radioattivi. Per fortuna i sei reattori non sono in funzione. Cinque sono anzi in arresto a freddo. Rosatom ha, però, mantenuto almeno una delle sue sei unità in "chiusura a caldo" per fornire il teleriscaldamento e il vapore di processo per il trattamento dei rifiuti liquidi nel sito. Dopo che all’impianto, all’inizio di quest’anno, sono stati installati 4 generatori di vapore diesel per gestire i rifiuti liquidi, l’unità 4 potrebbe essere finalmente portata in spegnimento a freddo.
Impossibile quindi un incidente come quello di Chernobyl, sono invece possibili altri due tipi di incidenti. Il primo è la rottura del contenimento e poi il danneggiamento del reattore in seguito ad attività militari con conseguente la dispersione del combustibile nucleare in aria. In questo caso il rischio sarebbe probabilmente contenuto entro i confini ucraini, arrivando al massimo a toccare Romania e Moldavia a ovest e la Russia a est: la contaminazione dipenderebbe dai venti.
Possibile anche un incidente in parte simile a quello di Fukushima, in caso di interruzione delle linee elettriche e blocco dei generatori diesel che servono a raffreddare il combustibile anche a reattori non accesi. Ma il rischio che si formi una bolla di idrogeno che faccia saltare il reattore è mitigata dal fatto che, fortunatamente, ricombinatori di idrogeno sono stati installati presso la centrale Zaporizhzhia durante la modernizzazione post Fukushima.