Sabato 5 Ottobre 2024
ROBERTO GIARDINA
Esteri

Cellulari spenti, via dall’hotel. Sparita la Nazionale (del Burundi). Quando la fuga è per la libertà

Dieci giocatori di pallamano Under 19 si sono allontanati da Rjeka per andare in Francia e chiedere asilo. I dirigenti: "Aiutateci a trovarli". Dall’ex Ddr a Cuba, centinaia i casi di sportivi scappati dai regimi

Cellulari spenti, via dall’hotel  Sparita la Nazionale (del Burundi)   Quando la fuga è per la libertà

Cellulari spenti, via dall’hotel Sparita la Nazionale (del Burundi) Quando la fuga è per la libertà

Parigi, 15 agosto 2023 – Sono fuggiti in dieci, quasi la squadra al completo di pallamano del Burundi, che partecipava ai mondiali under 19 in Croazia. I giovani, tutti nati nel 2006, domenica scorsa, al termine del campionato, iniziato il 2 agosto, a Rijeka, la nostra Fiume, sono usciti dall’albergo alla spicciolata, hanno spento i cellulari e sono scomparsi. Una fuga ovviamente concordata da tempo, si pensa che i giocatori vogliano raggiungere la Francia. Una notizia che sorprende perché da qualche tempo non avvenivano fughe di gruppo. Durante la guerra fredda, e anche qualche anno fa, erano abbastanza frequenti. Gli atleti approfittavano di una gara all’estero per allontanarsi, da soli o con qualche compagno.

La Stasi, la polizia segreta della Ddr, registrò dal 1952 alla caduta del muro nel 1989, 615 sportivi fuggiti all’Ovest. Il regime li definiva Sportverräter, traditori dello sport. I campioni godevano di un trattamento di favore, e poter viaggiare fuori della Germania Est, era già un privilegio, ma non bastava. Gli allenamenti erano durissimi, e il doping una pratica diffusa. Tra i “traditori”, anche Helmut Schön, che divenne il trainer della nazionale di calcio della Germania Ovest, e vinse il mondiale nel 1974. Fuggirono in gruppo diversi calciatori dell’Union Berlin, squadra del settore orientale della metropoli, poco amata dal regime.

Le Olimpiadi di Monaco del 1972 registrarono il record delle fughe di atleti: durante i giochi furono 117 i giovani che riuscirono a eludere la sorveglianza dei loro funzionari e allenatori per chiedere asilo in Germania. Più di recente, nel luglio di due anni fa, il sollevatore di pesi dell’Uganda, Julius Sskitoleko, 20 anni, sparì dall’albergo della squadra olimpica a Osaka, per comparire dopo 4 giorni e chiedere asilo al Giappone. L’allenatore lo aveva informato prima della fuga che non era stato selezionato per le Olimpiadi, e doveva tornare in patria. Nel giugno del 2019, fuggì all’estero Yasamani Lopez, centrocampista del Ciego de Avila, la squadra dell’omonima città a 400 km dall’Avana. Alla fine della partita contro il Messico, durante la Copa America, persa per 7 a 0, contro i padroni di casa, Yasamani riuscì a far perdere le sue tracce.

Nel 2015, quattro calciatori cubani al termine di una partita contro gli Stati Uniti (persa 6 a 0), lasciarono la squadra e rimasero negli Usa. Dal 2001, sono 26 i calciatori cubani ad essere fuggiti all’estero.

A Cuba, anche i campioni, sono pagati poco. Nel 2001, fuggì da un albergo di Montreux, in Svizzera, la campionessa di pallavolo Tai Agüera, e chiese asilo all’Italia, dove giocò per il Perugia. Aveva vinto due Olimpiadi, ma guadagnava cento dollari al mese. Nell’ottobre del 2015, sette ciclisti, che facevano parte della squadra nazionale, fuggirono dall’Eritrea per chiedere asilo all’Etiopia.

Sempre in ottobre, la squadra della nazionale di calcio eritrea aveva partecipato a un torneo in Botswana, ma su 24 tornarono in patria in 14. Aiutateci a trovare i nostri ragazzi, chiedono in Croazia i dirigenti sportivi del Burundi, ma se i giovani campioni chiederanno asilo politico, non verranno obbligati a tornare a casa.