Sabato 4 Gennaio 2025
REDAZIONE ESTERI

Cecilia Sala: “Dormo a terra, fate presto”. La mamma: “Va male ma ho fiducia nel Governo”. Palazzo Chigi all’Iran: “Rilasciatela subito”

Roma a Teheran: “Liberatela immeditamente”. La detenzione senza rispetto dei diritti nel carcere di Evin: alla giornalista sono stati sequestrati anche gli occhiali da vista. Intanto l’Iran chiede la liberazione di Abedini, l’ingegnere arrestato a Milano: “Accuse false”. La mamma della giornalista ricevuta dalla Meloni

Roma, 2 gennaio 2025 – Il governo italiano torna a chiedere “la liberazione immediata” di Cecilia Sala e soprattutto che le siano assicurate “condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani”. E lo fa convocando l’ambasciatore di Teheran, Mohammad Reza Sabouri dopo le notizie poco rassicuranti sulla sua prigionia nel carcere di Evin. 

Il caso della giornalista è stato al centro anche al centro del vertice di questo pomeriggio a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni (arrivata alla riunione poco dopo le 16), il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano e i servizi di intelligence. Un vertice durato un’ora. Al termine, la presidente del Consiglio ha ricevuto la mamma di Cecilia Sala.

Il drammatico racconto della detenzione

Da quanto è emerso dalle chiamate fatte dalla giornalista alla famiglia e riportate oggi da Repubblica e Corriere della Sera, Cecilia Sala dorme per terra su una coperta, un'altra le serve per ripararsi dal freddo pungente. La reporter 29enne non vede nessuno dal 27 dicembre, quando ha ricevuto la visita dell'ambasciatrice Paola Amedei. E non le è stato consegnato nemmeno il pacco portatole dalla stessa ambasciatrice con beni di prima necessità, maglioni, libri e una mascherina per proteggersi gli occhi dalle luci che non vengono mai spente dentro le celle del famigerato carcere iraniano, nonostante le rassicurazioni da parte delle autorità di Teheran. Anzi, a Cecilia Sala sono stati pure confiscati gli occhiali da vista. Nelle tre telefonate che le sono state concesse (al padre, alla madre e al compagno) ha chiesto: "Fate presto".

Il governo italiano al lavoro

"Il Governo, come dal primo giorno dell'arresto di Cecilia Sala, lavora incessantemente per riportarla a casa e pretendiamo che vengano rispettati tutti i suoi diritti. Fino alla sua liberazione, Cecilia e i suoi genitori non saranno mai lasciati soli", ha scritto Tajani su X, annunciando la convocazione dell’ambasciatore iraniano. Anche ieri, in una nota verbale ufficiale consegnata al governo di Teheran, la Farnesina ha chiesto "garanzie totali sulle condizioni di detenzione"la "liberazione immediata" della giornalista, arrestata lo scorso 19 dicembre nel suo hotel a Teheran con l’accusa di aver violato le leggi islamiche del Paese. Sala era entrata in Iran con visto giornalistico il 14 dicembre per alcuni servizi e sarebbe dovuta ripartire il 20.

Oggi sul caso è intervenuta l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Kaja Kallas. "Chiedo l'immediato rilascio della giornalista italiana Cecilia Sala arrestata in Iran – ha detto –. Nessuno dovrebbe essere detenuto per aver svolto il proprio lavoro; il giornalismo non è un reato. Ogni giornalista deve avere la libertà di riferire senza timore di arresto o persecuzione. Mentre il mondo è in subbuglio, il ruolo del giornalismo e' piu' essenziale che mai".

Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivolto un pensiero alla reporter nel suo discorso di fine anno. ''Interpreto, in queste ore, l'angoscia di tutti per la detenzione di Cecilia Sala. Le siamo vicini in attesa di rivederla al più presto in Italia'', ha detto il Capo dello Stato ricordando poi il "valore della libera informazione" e i "tanti giornalisti" che "rischiano la vita per documentare quel che accade" e "spesso pagano a caro prezzo il servizio che rendono alla comunità".

IN ALTRE PAROLE
La giornalista Cecilia Sala detenuta in Iran dal 19 dicembre

La risposta dell’ambasciata iraniana a Roma

Intento per la prima volta l’Iran risponde alle richieste italiane e lo fa attraverso l’ambasciata a Roma: “Sin da arresto sala fornite tutte le agevolazioni necessarie”.  L'Iran ha garantito a Cecilia Sala, fin dal suo arresto, "l'accesso consolare all'ambasciata italiana a Teheran" e le sono state "fornite tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari". Lo ha sottolineato l'ambasciata iraniana in Italia in un post su X, dopo che l'ambasciatore Mohammadreza Sabouri si è recato al ministero degli Esteri su convocazione del segretario generale Riccardo Guariglia.

Sempre con un post su X l’ambasciata iraniana fa riferimento all’arresto in Italia dell’ingegnere iraniano Abedini. L'iraniano Mohammad Abedini è "detenuto nel carcere di Milano con false accuse" e Teheran "si aspetta dal governo italiano" che "reciprocamente, oltre ad accelerare la sua liberazione, gli vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno".

Intanto la procura di Milano ha negato gli arresti domiciliari ad Abedini.

Il vertice a palazzo Chigi

Verso le 16 la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata a Palazzo Chigi, per il vertice di governo sul caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata e detenuta in Iran. Al vertice partecipano il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e i rappresentanti dei nostri servizi di intelligence. Il vertice è durato circa un’ora.

In una nota diffusa al termine del vertice si ribadisce che “il Governo conferma l’impegno presso le autorità iraniane per l’immediata liberazione di Cecilia Sala, e, in attesa di essa, per un trattamento rispettoso della dignità umana. Per quanto riguarda Mohammad Abedini, che è al momento in stato di detenzione cautelare su richiesta delle autorità degli Stati Uniti, il Governo ribadisce che a tutti i detenuti è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali”.

“Il Sottosegretario Mantovano – prosegue la nota –, in veste di Autorità delegata, venendo incontro alle richieste delle opposizioni, ha dato immediata disponibilità al Presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Lorenzo Guerini, a riferire al COPASIR già domani mattina, e quindi per suo tramite al Parlamento”.

La mamma di Cecilia Sala dalla Meloni

Al termine del vertice di Governo, Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, è arrivata è stata ricevuta a Palazzo Chigi per incontrare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

"Va male, è ovvio, però questo incontro mi ha aiutato. Avevo bisogno di guardarsi negli occhi anche tra mamme su cose di questo genere". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando Palazzo Chigi al termine dell'incontro con la premier Giorgia Meloni. “La fiducia è tanta – ha aggiunto –, sicuramente stanno lavorando e io sono un po' come Cecilia, sono un po' un soldato: aspetto e rispetto il lavoro che stanno facendo, quello che potrò fare per parte mia lo farò, sicuramente loro stanno facendo il loro".

++ Meloni riceve la mamma di Cecilia Sala a Palazzo Chigi ++
Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, fuori Palazzo Chigi dopo aver incontrato la Premier Giorgia Meloni

"La prima preoccupazione adesso sono assolutamente le condizioni di vita carceraria di mia figlia. Si è parlato di cella singola. Non esistono le celle singole. Esistono le celle di detenzioni comuni e poi ci sono le celle di punizione. Lei è una di queste evidentemente. Io non lo so come sono, ma se una dorme per terra mi fa pensare che nel 2024 si chiami così. Quindi la prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari”.

"Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni che non ha compiuto nulla devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita. Poi, se pensiamo a giorni o altro, io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini”.

"No, dopo ieri nessun'altra telefonata. Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".

Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'”.

Il Pd: “Il Parlamento deve essere informato”

"Le condizioni di Cecilia Sala destano preoccupazione ogni giorno che passa. Per questo chiediamo al governo di mettere in campo tutte le iniziative necessarie per la sua liberazione. Confermiamo la disponibilità del Partito democratico per un coinvolgimento che possa favorire il confronto diplomatico in atto. Il Parlamento tutto dovrebbe essere informato e chiamato in causa di fronte all'arresto di una cittadina italiana impegnata nel suo lavoro di giornalista. Diritti umani e diritti civili vanno difesi a ogni latitudine”. Lo dichiarano in una nota Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo Pd alla Camera e al Senato.