Sabato 21 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Cecilia Sala e l’ombra dell’intrigo internazionale. Il padre Renato: “Ringrazio tutti per l’attenzione su mia figlia”

Il fermo della giornalista tre giorni dopo l’arresto dell’“uomo dei droni” su richiesta degli Stati Uniti. Tajani: “Dietrologie inutili”. Meloni: “Vicenda complessa, serve cautela”

Roma, 28 dicembre 2024 – Potrebbe essere legato all’arresto di un iraniano di 38 anni all’aeroporto di Malpensa, il fermo della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta nel carcere di Evin, a Teheran, e prelevata dall’albergo dove alloggiava, 24 ore prima del suo rientro in Italia. Man mano che passano le ore si fa strada l’ipotesi di un intrigo internazionale in cui la giornalista potrebbe essere rimasta intrappolata. E questo potrebbe rendere più complessa la partita della sua liberazione. “Ringrazio tutti per l’attenzione che stanno avendo nei confronti di mia figlia”, ha dichiarato all’Ansa il padre Renato.

Cecilia Sala, giornalista detenuta in Iran
Cecilia Sala, giornalista detenuta in Iran

La pista dell’intrigo internazionale

A destare più di un sospetto è la coincidenza temporale tra i due fermi: quello del cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, tecnico informatico di 38 anni, bloccato il 16 dicembre scorso su ordine della giustizia americana all'aeroporto milanese di Malpensa, dove era appena atterrato da Istanbul, e l’arresto, tre giorni dopo e alla vigilia del rientro in Italia, di Cecilia Sala. Contro la giornalista il regime di Teheran non ha formalizzato accuse precise. E’ stata posta in stato di fermo per non meglio precisati “comportamenti illeciti”. Nel governo nessuno si sbilancia sulla pista dell’intrigo internazionale, ma vengono letti come segnali positivi la visita in carcere da parte dell'ambasciatrice italiana Paola Amedei, così come la possibilità consentita alla cronista di telefonare ai familiari. 

Tajani: “Dietrologie inutili su Sala”

"Noi stiamo lavorando per liberare Cecilia Sala. E' inutile che si facciano dietrologie, l'importante è che torni a casa il prima possibile grazie al lavoro della diplomazia con la collaborazione tra presidenza del consiglio e ministero degli Esteri". Così il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se dietro l'arresto della giornalista potesse esserci un caso di “diplomazia degli ostaggi”. 

“C'è un detenuto svizzero iraniano che è stato arrestato a Malpensa prima di Cecilia Sala a Teheran perché c'era un mandato di cattura internazionale emesso dagli Usa – ha aggiunto Tajani –. Il detenuto, essendo ancora non condannato, è trattato con tutte le regole di garanzia che dobbiamo dare. Ha ricevuto visita consolare, il suo avvocato ha avuto la possibilità di conoscere i capi d'imputazione, ma sono capi d'imputazione che vengono da un mandato cattura internazionale, non è una scelta italiana, l'Italia non è competente per il procedimento penale di questo iraniano. Poi si vedrà l'estradizione. Per il momento è trattenuto in carcere con tutte le garanzie che spettano a un detenuto non italiano", ha aggiunto.

Meloni: “Vicenda complessa, serve cautela”

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, "segue con costante attenzione la complessa vicenda di Cecilia Sala fin dal giorno del fermo, il 19 dicembre. E si tiene in stretto collegamento con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e con il sottosegretario Alfredo Mantovano, al fine di riportare a casa al più presto la giornalista italiana. D'accordo con i suoi genitori, tale obiettivo viene perseguito attivando tutte le possibili interlocuzioni e con la necessaria cautela, che si auspica continui a essere osservata anche dai media italiani". E' quanto si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi.