Roma, 3 gennaio 2025 – “I sospetti sabotaggi ai cavi sottomarini, come l’ultimo in Finlandia, dimostrano che la guerra mondiale è già in atto, da tempo. Ed è quella cibernetica nel Quinto dominio, che è invisibile, riguarda le comunicazioni. Dopo terra, mare, aria, spazio. Sono attacchi globali. Molte volte è impossibile attribuirne la provenienza. Ma quelli veri sono sferrati dalle grandi potenze cibernetiche, pochissime al mondo. Come Usa, Cina, Israele, Iran, Corea del Nord, Russia”.
La storia per punti
La guerra dei cavi sottomarini
Parte dall’ultimo caso sospetto in Finlandia – che chiama in causa la flotta fantasma di Vladimir Putin contrapposta alla Nato – Francesco d’Arrigo, direttore dell’Istituto italiano di studi strategici Niccolò Machiavelli. Basterebbe il titolo del libro che ha appena scritto - “Comprendere la guerra ibrida” - per dare una cornice a questa storia. Perché “quello dei sabotaggi ai cavi sottomarini è un esempio perfetto di guerra ibrida, da lì passa almeno il 93% delle informazioni globali”. Per questo le autostrade del mare fanno così gola.
Che cos’è la flotta fantasma di Putin
Ma cosa s’intende per flotta fantasma di Putin? “Sono navi che servono a un doppio scopo – chiarisce D’Arrigo -. Intanto continuano a esportare soprattutto grano, petrolio e altri generi, sotto embargo. Ma non solo, garantiscono anche operazioni di spionaggio e minaccia dei nemici in generale. Sono a tutti gli effetti navi militari. Questo è il classico esempio della guerra ibrida. E sono una flotta molto importante come numero.
Navigano in tutto il mondo, stazionano soprattutto nei paesi che la Russia ritiene avversari, ad esempio al largo delle coste del Nord Europa, dove ci sono i cavi e i flussi di idrocarburi. Sembrano delle carrette ma sono dotate di strumenti di spionaggio molto sofisticati. Tutto questo rientra nella dottrina marittima della Federazione russa, aggiornata al 2021”.
Cavi sottomarini danneggiati, cosa è stato ricostruito?
Ma cosa è stato accertato nel Baltico? “La Finlandia ha ricostruito l’improvviso calo di velocità della nave sospettata di appartenere alla flotta fantasma russa, ha navigato a sei nodi invece che a 18 per un lungo periodo, nel tratto di mare dove ci sono i cavi. Questo fa presumere che abbia arato il fondale con l’ancora, modo classico per danneggiare i cavi sottomarini”. L’indagine ha portato alla luce una scia di trascinamento per decine di chilometri.
Sabotaggi ai cavi sottomarini: l’obiettivo
I cavi nel Baltico sono stati danneggiati. Ma è possibile che siano state anche rubate informazioni? “Sottrarre dati durante la navigazione è molto difficile – ragiona D’Arrigo -. Per intercettare bisogna essere fermi, avere vicino un ripetitore. L’obiettivo principale di queste navi, invece, è quello di disturbare le comunicazioni, interromperle. I sabotaggi saranno sempre più frequenti se non ci si attrezza a proteggere le infrastrutture. Le navi devono essere monitorate, questo è il compito principale delle marine dei paesi occidentali. Se sono in acque internazionali non si può fare nulla, a meno che non si intervenga in flagranza di reato. Il controllo possibile è quello del monitoraggio del traffico navale, oggi ci sono le capacità per farlo, anche per navi che non trasmettono la propria posizione”.
Le difese dell’Italia e il Polo subacqueo
Ma l’Italia è preparata? “Il nostro paese - è l’analisi dell’esperto - si sta attrezzando per poter contrastare questo tipo di minacce. Il governo italiano ha costituito il Polo Nazionale della dimensione Subacquea (PNS), la Marina militare e le nostre migliori aziende che progettano e costruiscono sistemi marittimi stanno creando una rete per monitorare acque e cavi di nostra competenza. Ma la difesa deve essere globale, dell’Occidente tutto, perché i cavi nel canale di Suez sono gli stessi che arrivano da noi”.