Mercoledì 2 Aprile 2025
RICCARDO IANNELLO
Esteri

Catastrofe Myanmar. Si temono 10mila morti. I militari sparano sui ribelli

Quasi 2mila vittime accertate, oltre 3.400 feriti. Stime apocalittiche dagli Usa. Distrutti almeno 2.900 edifici. Crolla una scuola vicino a Mandalay, 12 bimbi uccisi. Arrivano gli aiuti ma si rischia l’emergenza sanitaria. Non si ferma la repressione.

Quasi 2mila vittime accertate, oltre 3.400 feriti. Stime apocalittiche dagli Usa. Distrutti almeno 2.900 edifici. Crolla una scuola vicino a Mandalay, 12 bimbi uccisi. Arrivano gli aiuti ma si rischia l’emergenza sanitaria. Non si ferma la repressione.

Quasi 2mila vittime accertate, oltre 3.400 feriti. Stime apocalittiche dagli Usa. Distrutti almeno 2.900 edifici. Crolla una scuola vicino a Mandalay, 12 bimbi uccisi. Arrivano gli aiuti ma si rischia l’emergenza sanitaria. Non si ferma la repressione.

di Riccardo Jannello

ROMA

"Catastrofe umanitaria": non si usano mezze parole per definire le conseguenze del terremoto che ha colpito venerdì il Myanmar. La scia di scosse fra il 4.1 e il 4.5 della Scala Richter che continua a imperversare sul Paese devastato impedisce ai soccorsi di raggiungere le zone più rurali e interne, quelle vicine all’epicentro di Sagaing, dove non si sa quante persone siano ancora sotto le macerie. In più ci si mette anche la guerra civile che da quattro anni insanguina il Paese: nonostante il disastro, le truppe del generale Min Aung Hlaing anche ieri hanno bombardato i rivoltosi a Demoso. Lo stesso capo della giunta militare si è di nuovo rivolto alla comunità internazionale chiedendo aiuto, e molte organizzazioni – fra le altre Oms, Croce rossa, Save the Children e Ordine di Malta – si sono messe già all’opera facendo arrivare nel Sudest asiatico acqua, cibo e medicine: le epidemie che potrebbero scatenarsi mettono a rischio le popolazioni più fragili, soprattutto i bambini che nell’area sono quasi sette milioni.

Il Ministero degli Esteri italiano ha devoluto due milioni e mezzo di euro. Un grido d’allarme lo lancia Angelo Conti, della Ong Medacross: "Tentare di raggiungere la zona dell’epicentro è difficile, bisogna attraversare un’area estremamente pericolosa per la guerriglia. Ma siamo pronti a portare farmaci e le nostre cliniche mobili". In questa situazione di caos la conta delle vittime è molto difficile e in qualche modo inverosimile. Al calare della seconda notte dalla tragedia, il governo di Naypyidaw ha fornito le seguenti cifre: i morti accertati sono 1.644, i feriti superano i 3.400, mentre ufficialmente risultano disperse 139 persone. Dati che gli esperti americani, quelli che hanno segnalato per primi con l’Istituto geosismico il terremoto di magnitudo 7.7, ritengono profondamente ottimiste. Loro parlano della possibilità di almeno diecimila morti solo in Myanmar "con il rischio di arrivare a 100mila".

Anche in Thailandia la situazione non è facile e a Bangkok si stanno cercando settanta operai sotto le macerie del grattacielo di 33 piani in costruzione che si è sbriciolato: dieci avrebbero dato segni di vita, altrettanti sono i morti. Nella capitale dell’ex Siam molti edifici sono stati evacuati: lesionati, rischiano di crollare. Ma il primo ministro Paetongtarn Shinawatra dichiara il ritorno alla normalità. Oltre alle vite spezzate dei birmani, all’economia messa perennemente in crisi dalla guerra civile e che potrebbe pagare un danno superiore al proprio Pil, e agli sfollati che vagano per le strade, il Myanmar paga un conto salatissimo anche al suo patrimonio artistico e religioso. Mandalay, seconda città del Paese e luogo di palazzi storici, ne ha visti crollare al suolo la maggior parte così come i templi. Ha subito danni gravissimi la Maha Myat Muni Pagoda, simbolo della comunità assieme all’antico palazzo reale e alla Torre dell’Orologio.

Crollati gli edifici pubblici: una scuola elementare si è ripiegata su se stessa seppellendo venti allievi. Fra le case private, sotto le macerie di un condominio di lusso ci sarebbero una novantina di persone: per tirarle fuori si scava anche a mani nude. Nell’intero Paese sono crollati almeno 3.000 edifici e lungo le strade dissestate sono caduti 7 ponti fondamentali. Gli aeroporti del Myanmar sono chiusi e i soccorsi devono arrivare attraverso le frontiere: camion con rifornimenti e soccorritori cinesi e indiani sono entrati ieri in territorio birmano.