Barcellona, 10 ottobre 2017 - "Le urne hanno detto sì all'indipendenza e questo è il cammino che vogliamo percorrere. Mi assumo il mandato del popolo". Sono le parole usate dal presidente Puigdemont a conclusione del suo discorso davanti al Parlamento della Catalogna. La dichiarazione tanto attesa c'è stata ma i suoi effetti sono sospesi per consentire "iniziative di dialogo" con Madrid, ha detto il presidente. Congelando l'atto unilaterale "il governo della Catalogna sta facendo un gesto di responsabilità e generosità - ha precisato -. Se nei prossimi giorni tutto il mondo agirà con la stessa responsabilità, tutto si potrà svolgere con calma e nel rispetto dei cittadini". Puigdemont ha comunque firmato la proclamazione, messa nero su bianco. E nel documento, non ci sarebbe alcuna clausola di sospensione.
PER MADRID E' SECESSIONE - Nessuna apertura filtra dal governo di Madrid che, secondo quanto riporta El Pais, considera le parole di Puidgemont a tutti gli effetti "una dichiarazione di secessione", anche se "tacita", e, come previsto, "la respinge". "È inammissibile fare una dichiarazione implicita di indipendenza e poi sospenderla in modo esplicito - affermano fonti vicine al premier -. Il governo non cederà a ricatti". Alla Moncloa, Rajoy ha incontrato la vice Soraya Saenz de Santamaría e il ministro della Giustizia Rafael Català, per valutare la risposta. Ma si è consultato anche con il Segretario del Partito socialista spagnolo Pedro Sanchez. Probabilmente parlerà dopo la riunione di emergenza del governo convocata per domani.
"VIOLENZE AI SEGGI, PRIMA VOLTA IN EUROPA" - L'attacco del discorso di Puigdemont è all'insegna della mediazione: "Sono qui dopo il risultato del referendum del primo ottobre per spiegare le conseguenze politiche che ne derivano – ha esordito il presidente -. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità per eliminare la tensione e non incrementarla". Subito però il presidente fa riferimento alle manganellate della polizia spagnola durante il voto. "E' la prima volta nella storia della democrazia europea che una giornata elettorale si sviluppa tra le violenze - ha detto il presidente - La Guardia civil ha colpito persone indifese, l'ha visto il mondo con i propri oggi. L'obiettivo non era solo confiscare le urne, ma creare il panico generalizzato e far sì che la gente rinunciasse a votare". Nonostante questo, dice Puigdemont, oltre 2 milioni e 600mila catalani "hanno vinto la propria paura e hanno votato".
"CATALOGNA UMILIATA" - Poi il governatore ripercorre la storia catalana, da Franco ad oggi, per spiegare bene "al mondo che ci ascolta" come la Catalogna sia arrivata a questo punto. Nelle sue richieste di maggiore autonomia il popolo catalano è stato "umiliato", incalza. Il riferimento è al 2005 , quando "una maggioranza dell'88% di questo parlamento, seguendo i principi costituzionali, ha approvato una nuova proposta di statuto di autonomia". Atto che, dice Puigdemont ha dato adito a una "catalanofobia". Quel testo è stato rivisto nel 2006 e completamente trasformato a seguito di una sentenza dei giudici nel 2010, spiega ancora il presidente. "E' diventato irriconoscibile".
"ORA FASE COSTITUENTE". POI L'APPELLO A MADRID - "In tutte le forme possibili è stato chiesto un dialogo per indire un referendum come quello scozzese", aggiunge il presidente. Ma la risposta è stato un "no combinato con la persecuzione". "Non abbiamo nulla contro la Spagna né contro gli spagnoli - conclude - Ma sono già molti anni che la relazione non sta funzionando". La Generalitat catalana, prendendo atto del risultato del referendum, avvierà "una fase costituente per l'avvio del processo di indipendenza". Ma l'atto fondante dello stato repubblicano è sospeso nel tentativo di "avviare un dialogo". "Chiedo al governo spagnolo di ascoltarci, non noi se non vuole, ma i milioni di cittadini in Spagna che chiedono di rinunciare alla repressione", e "chiedo all'Ue di appellarsi ai valori fondamentali dell'Unione".