Mercoledì 8 Gennaio 2025
Alessandro D’Amato
Esteri

Il braccio di ferro continua, Teheran interviene sul caso Sala: “Nessun legame con Abedini”

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano: “È stata arrestata per aver violato le nostre leggi” Il sottosegretario Mantovano al Copasir. Al lavoro per migliorare le condizioni della detenzione

Roma, 7 gennaio 2025 – Due ore e trenta minuti di audizione davanti al Copasir per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. E l’Iran che fa sapere che Cecilia Sala è sotto inchiesta per “aver violato le leggi della Repubblica Islamica”, senza circostanziare il merito dell’accusa e sostenendo che non c’è nessun legame con il caso Abedini, che però Teheran ritiene “una forma di presa di ostaggio nei confronti di cittadini del nostro paese”. Mentre il Financial Times scrive che il caso della giornalista romana detenuta nel carcere di Evin rappresenta per Giorgia Meloni “la sfida diplomatica più dura da quando ha assunto l’incarico” il governo prova a muovere i primi passi per la liberazione di Sala, proprio mentre arrivano le dimissioni della direttrice del Dis Elisabetta Belloni e anche questo diventa motivo delle domande dei componenti del comitato.

La giornalista Cecilia Sala
La giornalista Cecilia Sala

L’Iran e Sala

A parlare con i giornalisti in una conferenza stampa televisiva è il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmaeil Baghaei, che affronta subito il caso dell’imprenditore Mohammad Abedini Najafabadi. La sua detenzione a Milano, dice Baghaei, “equivale a una presa di ostaggi. La principale accusa contro di loro è l’elusione delle sanzioni unilaterali degli Stati Uniti”. Mentre per Teheran “inventare una copertura giudiziaria per intrappolare cittadini iraniani è illegale, immorale e rappresenta una violazione dei diritti umani”.

Il legame con Abedini

Invece alla domanda sulla detenzione di Sala e del presunto legame con l’arresto di Abedini in Italia Baghaei ha risposto: “Queste questioni non sono collegate in alcun modo”. La giornalista avrebbe invece violato la legge della Repubblica Islamica, sempre secondo Baghaei, che ha citato il comunicato del dipartimento dei media esteri del ministero della Cultura e dell’Orientamento Islamico di una settimana fa. In un comunicato settimanale il portavoce ha anche precisato: “L’annuncio sugli ultimi sviluppi e i dettagli del caso spetta al portavoce della magistratura Asghar Jahangir”.

Mantovano al Copasir

L’incontro è stato “costruttivo e utile”, secondo alcuni dei partecipanti. Mantovano ha letto una relazione che ha ripercorso le tappe della vicenda a partire dal 19 dicembre, giorno dell’arresto di Sala. Al Copasir si è anche parlato degli intrecci con il caso Abedini. Il sottosegretario ha illustrato ai membri le strade che il governo sta percorrendo per riportare a casa Cecilia al più presto. Così come quelle per migliorare le condizioni della sua detenzione, oggi ancora coperte dal mistero dopo conferme e smentite.

“Siamo fiduciosi”

Il vicedirettore del Copasir Giovanni Donzelli (FdI) ha detto che “siamo fiduciosi” su una rapida soluzione del caso, ricordando poi la richiesta di silenzio stampa a chi gli chiedeva dettagli sull’audizione. Ora l’attesa si sposta al 15 gennaio, ovvero la data in cui la Corte d’Appello di Milano discuterà sulla richiesta di domiciliari per Abedini, ancora detenuto a Opera. I tempi per valutare la richiesta di estradizione degli Stati Uniti saranno giocoforza più lunghi.