Domenica 30 Marzo 2025
ALEX LUNG
Esteri

Il bunker antiatomico più grande d’Europa dove passi senza accorgertene. Sonnenberg tra mito e disastri

In origine avrebbe potuto ospitare 20mila persone, ma una esercitazione del 1987 ha ridimensionato i piani. In Svizzera ci sono tra i 360 e i 370mila rifugi, ‘colpa’ di una legge del 1963

Il bunker antiatomico più grande d’Europa dove passi senza accorgertene. Sonnenberg tra mito e disastri

Lucerna (Svizzera), 27 marzo 2025 - Forse è difficile immaginare che uno dei bunker antiatomici più grandi del mondo si trovi in un Paese che ha fatto della neutralità uno dei suoi segni distintivi: stiamo parlando del tunnel di Sonnenberg, in Svizzera. Situato nei pressi di Lucerna, è 'figlio' di una legge del 1963, tutt'oggi in vigore, che obbliga lo Stato a rendere disponibile un posto in un rifugio antinucleare per ogni cittadino della Confederazione.

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La galleria

Secondo i media elvetici, la Svizzera conta tra i 360 e i 370 mila bunker, situati in case, ospedali, strade e istituti di ogni genere. Ma Sonnenberg è unico nel suo genere... forse ci siete anche passati. Una delle sue porzioni principali è infatti una galleria dell'autostrada A2, che collega Chiasso a Basilea. I due estremi possono essere chiusi con dei portoni enormi, dal peso di 350 tonnellate e spessi un metro e mezzo. Costruito a cavallo tra il 1971 e il 1976, il tunnel è lungo un chilometro e mezzo ed è collegato a una struttura a sette piani che funge da vero e proprio cuore del bunker. La capacità? Ben 20 mila persone, almeno secondo il progetto iniziale.

Il grafico del tunneli di Sonnenberg, bunker antiatomico in Svizzera
Il grafico del tunnel di Sonnenberg, bunker antiatomico in Svizzera

‘La Caverna’

Gli ingressi non sono solo quelli 'principali', ovvero gli estremi della galleria, ma sono situati anche a molti metri di distanza, con dei portoni che sbucano dai giardini intorno ai condomini dei quartieri circostanti. Da uno di quelli, alcuni giornalisti di Swissinfo si sono avventurati alla scoperta della struttura a sette piani, soprannominata 'La Caverna'.

Al suo interno quartieri abitativi - affollati e privi di privacy - stazioni di sicurezza, un pronto soccorso (ora dismesso), una cucina, ovviamente un centro operativo e perfino alcune celle di detenzione per gli ospiti che avrebbero creato disturbo. Infatti, come sottolinea la guida Zora Schelbert, "erano preparati a molte cose, ma il problema sarebbero stati gli esseri umani".

L'esercitazione disastrosa

Ma non è tutto oro quel che luccica. Se una bomba nucleare avesse colpito la Svizzera nel 1987, il bunker probabilmente non sarebbe servito a nulla. Risale a quell'anno, infatti, l'Operazione Formica: un'esercitazione che avrebbe dovuto mettere alla prova la funzionalità del rifugio di Sonnenberg. Si scoprì che per chiudere i grandi portoni erano necessarie 24 ore: un lasso di tempo incompatibile con un'emergenza così impellente.

Non solo: non si sigillavano bene. Una delle due gallerie del senso di marcia fu adibita a dormitorio, ma fu difficilissimo far passare i letti dai cunicoli estremamente stretti.

"La comunicazione era difficoltosa - spiega Schelbert - non c’erano telefoni portatili e sembra non fosse possibile neanche stabilire nessun contatto radio. Per comunicare si doveva correre avanti e indietro per i tunnel".

Il bunker oggi

Era dunque necessario rivedere l'organizzazione del bunker. Nel 2006, la capacità è stata sensibilmente abbassata da 20mila persone ad appena duemila. Via l'ingombrante pronto soccorso, ora adibito a centro abitativo.

Sebbene mantenga le caratteristiche di un rifugio antinucleare, ad oggi i piani di sicurezza prevedono che la struttura di Sonnenberg sia utilizzata per scenari come una grande frana o un terremoto. In caso di bombardamento atomico non sarebbe sufficiente, infatti, rifugiarsi sottoterra per poche settimane: gli effetti delle radiazioni durerebbero molto di più.

La guida ha anche dubbi sull'effettiva capacità del bunker di ospitare duemila persone, ma come molti svizzeri preferisce non pensarci, confidando nell'inespugnabile neutralità del Paese.