Londra, 21 marzo 2019 - L'Ue concede più tempo al Regno Unito per la Brexit. Cancellata la data del 29 marzo, dopo lunga discussione i 27 leader europei alla fine si sono accordati per una proroga. L'intesa prevede due scenari: se l'accordo di ritiro sarà approvato la prossima settimana dalla Camera dei Comuni, l'Ue concederà al Regno Unito una proroga fino al 22 maggio. Il secondo scenario riguarda l'ipotesi in cui non ci sia voto favorevole, in questo caso l'Ue concederebbe una "breve proroga fino al 11 o 12 aprile" cioè "il momento in cui il Regno Unito deve dire se organizza o meno le elezioni europee".
Questo significa - ha spiegato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, annunciando anche il benestare della premier britannica Theresa May alla proposta - che "il governo del Regno Unito avrà ancora la possibilità di un accordo, di una Brexit senza intesa, di una lunga estensione, o di revocare l'uscita, fino al 12 aprile". "Abbiamo fatto tutto il possibile" rassicurando più volte la la Gran Bretagna sul backstop per il confine interno all'Irlanda e comunque "siamo pronti ad affrontare qualsiasi scenario", ha dichiarato il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker.
Dal canto suo May ha ribadito il suo impegno perché i Comuni si esprimano favorevolmente. "Lasceremo l'Ue e spetta al Parlamento essere all'altezza di questo impegno preso con il popolo britannico", ha detto, ora "è giunto il momento delle decisioni". "Credo fortemente che sarebbe sbagliato chiedere alla gente di partecipare a queste elezioni europee tre anni dopo aver votato la decisione di lasciare l'unione", ha aggiunto.
LA PETIZIONE - Intanto in Gran Bretagna ha raggiunto oltre 1 milione e 600mila firme una petizione che chiede la revoca dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, revoca che implicherebbe la permanenza di Londra nell’Unione Europea. La petizione ha ricevuto un picco di sottoscrizioni poco dopo il discorso alla nazione pronunciato da Theresa May, ieri sera, nel quale ha affermato che l’accordo di ritiro dalla Ue ha il supporto dell’opinione pubblica e ha invitato il Parlamento ad approvarlo, e oggi sembra prendere il volo, sempre più vicina al traguardo del milione di adesioni.
SOGLIA FATIDICA - Affinché una petizione venga discussa nel Parlamento inglese è necessario superare la soglia delle 100mila firme. Poco prima di mezzanotte di mercoledì l’iniziativa aveva ricevuto 300mila firme; e fra le 6.45 e le 8 di giovedì si sono aggiunte altre 100mila sottoscrizioni. La frase revoke Article 50, cioè revocare l’articolo 50, è diventata global trend su Twitter. La petizione non ha al momento la forza, l'impatto mediatico, per imporsi alla Camera dei Comuni, ma rilancia comunque la sfida del fronte Remain di fronte alle molte incognite che gravano sul tentativo di far passare a Westminster l'accordo di divorzio bocciato già in due occasioni. Una strategia che secondo chi ha promosso l'appello - legato anche al nuovo corteo pro Remain annunciato a Londra per sabato 23 - rischia di portare a una Brexit no deal, una traumatica separazione senz'accordo. Molte le celebrità tra i firmatari: dall'attore Hugh Grant, alla scrittrice Caitlin Moran, al fisico e divulgatore scientifico televisivo Brian Cox.
LA REPLICA DI MAY - Dal canto suo, però, Theresa May ha fatto sapere che "non consentirà" mai la revoca dell'articolo 50 e la cancellazione della Brexit. A spiegarlo una portavoce di Downing Street liquidando il valore della petizione popolare online pro Remain che oggi ha superato il milione e mezzo di firme. "Il primo ministro ha chiarito da tempo che non attuare il risultato del referendum sarebbe un fallimento della nostra democrazia e un irreparabile danno alla fiducia pubblica, qualcosa che non può consentire", ha tagliato corto.
ECONOMISTI SCETTICI - In caso di Brexit senza accordo, la ricchezza prodotta dal Regno Unito sarà ridotta ogni anno di 57,3 miliardi di euro, circa 900 euro per abitante, e quella dell'Unione europea di 40,4 miliardi di euro. Lo calcola l'istituto Bertelsmann. "In generale le banche, sia quelle che si trasferiranno nella zona euro sia quelle che hanno sede qua, ma hanno anche delle attività nel Regno Unito si sono preparate piuttosto bene" alla Brexit, secondo le analisi della Vigilanza bancaria della Bce. Lo ha affermato il presidente del Ssm, Andrea Enria, parlando al Parlamento europeo.