Giovedì 21 Novembre 2024
LA GUERRA
Esteri

Bombe israeliane su Gaza. Strage al campo profughi. Giallo sulla sorte del capo di Hamas

Oltre 90 morti nel raid. L’obiettivo era il leader militare Deif, la mente dell’attacco del 7 ottobre . Tel Aviv sostiene di averlo colpito, ma i miliziani smentiscono. Netanyahu: "Non è certo che sia morto". .

Bombe israeliane su Gaza. Strage al campo profughi. Giallo sulla sorte del capo di Hamas

Bombe israeliane su Gaza. Strage al campo profughi. Giallo sulla sorte del capo di Hamas

di Aldo Baquis

TEL AVIV

La guerra a Gaza è entrata ieri in una nuova fase quando l’aviazione israeliana ha polverizzato con cinque bombe da una tonnellata e ad alta precisione, un edificio a sud di Gaza dove, secondo l’intelligence, poche ore prima era entrato Mohammad Deif, il comandante dell’ala militare di Hamas e l’organizzatore delle stragi del 7 ottobre. Sopravvissuto a sette attentati, Deif rappresenta per Israele "un arciterrorista, un gatto dalle sette vite". Per i sostenitori di Hamas, a Gaza come in Cisgiordania, ‘Abu Khaled’ – questo il suo soprannome – è invece l’incarnazione vivente della lotta armata ad oltranza contro lo Stato ebraico.

In serata il premier Benjamin Netanyahu ha detto alla stampa che "ancora non c’è certezza assoluta che Deif ed il suo vice Rafa Salameh siano stati neutralizzati". Ha assicurato comunque che Israele è determinato a proseguire una guerra ad oltranza contro Hamas: "Siamo vicini alla vittoria". Ha aggiunto che essa è assolutamente necessaria per consentire ad Israele di mettersi al riparo dalla "minaccia esistenziale" approntata dall’Iran che cerca di stringere attorno allo Stato ebraico "un cappio" con i missili dei suoi fiancheggiatori nella Regione. In seguito all’attacco di ieri – denunciato con forza dall’Autorità nazionale palestinese, e anche da Egitto, Giordania e Qatar – l’esercito ha elevato lo stato di allerta in Cisgiordania e al confine col Libano.

Nell’area colpita – nelle vicinanze della zona umanitaria di Mowasi, nel sud della Striscia, dove sono accampati migliaia di sfollati – sono rimasti diversi crateri. Sul terreno c’erano una novantina di corpi e centinaia di feriti. Secondo Israele, gran parte degli uccisi erano miliziani di Hamas. Ma al-Jazeera ha poi mostrato immagini di bambini dilaniati dalle bombe e ha sostenuto che l’aviazione non ha esitato a colpire anche i soccorritori. Dopo che un portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale americana ha dichiarato ai media israeliani di aver "ricevuto anche segnalazioni di vittime civili", delle operazioni a Gaza hanno discusso il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, e il segretario alla Difesa americana LLoyd Austin, che ha sottolineato l’importanza di ridurre al minimo i morti civili.

Hamas ha accusato Israele di aver lanciato una "pericolosa escalation", ma non ha fornito elementi sulla sorte di Deif. Il comandante di Hamas – colui il quale in tre decenni ha trasformato un piccolo gruppo armato in un esercito organizzato e ben armato, con un potenziale bellico di primo piano che ha incluso la capacità di paralizzare le principali città israeliane – ha sempre vissuto in clandestinità: cosa che accresciuto il suo alone di combattente. Da mesi Israele gli dava una caccia serrata e aveva messo una taglia di 100mila dollari sulla sua testa. Nella notte di venerdì Israele ha appreso da informatori che era uscito dal suo nascondiglio sotterraneo e che aveva raggiunto un recinto di miliziani di Hamas a Mowasi. Dopo aver accertato che nella zona non c’erano ostaggi israeliani, l’aviazione ha avuto ordine di colpire.

Il 7 ottobre era stato Deif ad annunciare di persona l’attacco ad Israele, la ‘Alluvione al-Aqsa’, mezz’ora dopo l’inizio. "Abbiamo sorpreso il nemico. È una grande vittoria della resistenza islamica" aveva affermato in un video-messaggio dalla tv di Hamas in cui compariva un profilo oscurato del suo volto. Aveva aggiunto che si trattava di una reazione alla profanazione dei luoghi santi a Gerusalemme.

Israele spera dunque di aver assestato un colpo micidiale a Hamas, tale da indurlo ad accettare adesso le condizioni per la tregua e per lo scambio di ostaggi.