Domenica 24 Novembre 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

Bombe israeliane su Beirut: è strage. Ma il raid contro Hezbollah fallisce. Il caso Netanyahu divide ancora

Tel Aviv puntava a eliminare un comandante dei miliziani: 15 morti e decine di feriti tra i palazzi distrutti. Borrell (Ue) replica al premier sul mandato di cattura della Cpi: "Nulla di antisemita, decisione vincolante". .

Bombe israeliane su Beirut: è strage. Ma il raid contro Hezbollah fallisce. Il caso Netanyahu divide ancora

Tel Aviv puntava a eliminare un comandante dei miliziani: 15 morti e decine di feriti tra i palazzi distrutti. Borrell (Ue) replica al premier sul mandato di cattura della Cpi: "Nulla di antisemita, decisione vincolante". .

Resta profonda la frattura internazionale sui mandati di arresto spiccati dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità attribuiti loro nel contesto della guerra a Gaza. Da un lato l’Alto rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell ha replicato al premier israeliano escludendo che "la decisione della Cpi abbia a che vedere con l’antisemitismo o che sia di carattere politico". Borrell ha ricordato ai Paesi europei che avessero riserve che essa è comunque "vincolante" per tutti. Dall’altra parte dell’oceano il presidente Joe Biden ha rincarato la dose: "La Cpi non aveva giurisdizione in materia e la Casa Bianca respinge in pieno la sua decisione" ha affermato un portavoce della sua amministrazione citato dal Times of Israel. Ed il candidato di Donald Trump alla carica di Consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, ha anticipato che a gennaio gli Stati Uniti "risponderanno con forza ai pregiudizi antisemiti della Cpi".

Sul tavolo, secondo media israeliani, potrebbero esserci anche sanzioni. Seguendo da vicino le ripercussioni politiche generate all’interno della Ue dalla decisione della Cpi Borrell ha ammesso che "i Paesi membri sono profondamente divisi". "Conto che si trovi una soluzione perché certamente non è Netanyahu il criminale di guerra. Sono i terroristi islamici il problema per l’Italia e il mondo. Conto che il problema non si ponga mai". Così, ieri, si è invece espresso il vicepremier italiano Matteo Salvini, dopo che l’altro giorno aveva detto che Netanyahu in Italia – Paese che riconosce l’autorità della Corte penale internazionale – sarebbe stato il benvenuto. Affermazione che aveva costretto il ministro degli Esteri Tajani a intervenire: "La politica estera è una cosa seria, e non la fa Salvini".

Nel frattempo gli Stati Uniti mantengono la pressione sul governo Netanyahu perché imprima maggiore energia all’ingresso di aiuti umanitari a Gaza. Il segretario alla difesa Lloyd Austin ne ha parlato ieri col nuovo ministro della difesa Israel Katz. Il discorso si è poi rivolto anche alla situazione in Libano dove l’emissario Usa Amos Hochstein si sta alacremente operando per mettere a punto una tregua fra Israele e gli Hezbollah. Proprio nella sensazione che una intesa sia vicina Israele ha premuto sull’acceleratore tendando ieri di eliminare Muhammad Abu Ali Haydar, un alto comandante degli Hezbollah. I suoi aerei da combattimento hanno sganciato a Beirut cinque bombe anti-bunker su un condominio di otto piani dove, secondo l’intelligence, egli aveva cercato riparo. Fra le macerie dell’edificio sono stati estratti 15 morti e decine di feriti. Ma questa volta l’intelligence di Israele ha fallito.

Abu Ali Haidar, secondo Hezbollah, non era nella zona. Intanto responsabili del Mossad sono impegnati negli Emirati arabi uniti nella ricerca del rabbino ortodosso Zvi Kogan (cittadini di Israele e della Moldova), scomparso giovedi da Abu Dhabi dove gestiva un Centro religioso ebraico. Israele sospetta che dietro al suo rapimento (o alla sua uccisione) ci siano elementi locali legati all’Iran. Due giorni prima della sua scomparsa il rabbino Kogan aveva avuto un incontro nell’ufficio del primo ministro israeliano.

Intanto il primo ministro libanese uscente Nagib Mikati ha assicurato alla premier Giorgia Meloni che il Libano è impegnato a indagare sull’attacco "inaccettabile" di venerdì all’Unifil nel quale sono rimasti feriti quattro soldati italiani e per il quale Roma e Unifil hanno accusato Hezbollah. Secondo il quotidiano libanese L’Orient -Le jour, in una telefonata con la premier, Mikati ha espresso "la sua solidarietà" e ha promesso "un’indagine approfondita, i cui risultati saranno condivisi" con il governo italiano assicurando che il Libano adotterà tutte le misure necessarie per prevenire simili incidenti in futuro. "Spero che questo sfortunato evento non influisca sulla vostra determinazione a sostenere il Libano né sul vostro ruolo cruciale nell’aiutarci a raggiungere un cessate il fuoco", ha detto Nagib Mikati.