ROMA
Come in Ucraina, a Gaza è stato un Natale di guerra e di morte. Nella Striscia i combattimenti contro Hamas non si sono fermati e i bombardamenti israeliani hanno continuato a colpire pesantemente la Striscia. Tra i più duri, quello sul campo profughi di Al-Maghazi, nel centro della Striscia, dove secondo il Ministero della Sanità retto da Hamas sono morte circa 70 persone. L’agenzia di stampa americana Associated Press, citando i registri del vicino ospedale di Al-Aqsa, ha poi fatto salire il bilancio delle vittime a 106. Cifre impossibili da verificare in modo indipendente.
L’Oms ha riportato testimonianze "strazianti" raccolte dalle sue équipe nell’ospedale dove sono stati ricoverati i feriti del raid. Sull’intera vicenda l’esercito israeliano ha annunciato di aver aperto "un’indagine", senza per ora fornire altre indicazioni. La Mezzaluna Rossa ha poi annunciato che sono stati colpiti da Israele i piani superiori della sua sede a Khan Yunis, nel sud di Gaza, e che ci sono "alcune vittime fra gli sfollati che si trovavano al suo interno". La mediazione egiziana che prevedeva un piano a lungo termine per riportare la calma a Gaza e costruirne il futuro è stata respinta da Hamas e dalla Jihad islamica.
Proprio di questo è tornato a parlare, per la prima volta dal 7 ottobre, il leader della fazione islamica nella Striscia Yahya Sinwar, a cui Israele dà la caccia da tempo. Hamas, ha detto, sta affrontando una "battaglia feroce e "senza precedenti" contro lo Stato ebraico, ma "non si sottometterà mai alle condizioni dell’occupazione".
Parole alle quali ha replicato Benyamin Netanyahu che in un editoriale sul Wall Street Journal ha ribadito la linea dura: "Distruggere Hamas, smilitarizzare Gaza e deradicalizzare l’intera società palestinese sono i tre pre-requisiti per la pace". Israele, ribadisce, intende "smantellare il gruppo terroristico e per raggiungere questo obiettivo, le sue capacità militari devono essere distrutte e il suo dominio politico su Gaza deve finire". In secondo luogo, Israele deve anche assicurarsi che "Gaza non sia mai più usata come base per attaccare Israele, il che richiederà l’istituzione di una zona di sicurezza temporanea sul perimetro di Gaza e un meccanismo di ispezione al confine tra Gaza e l’Egitto che soddisfi le esigenze di sicurezza di Israele e impedisca il contrabbando di armi nel territorio". Quanto all’ipotesi che l’Autoritaà Palestinese possa tornare ad amministrare Gaza, Netanyahu ribadisce che "l’aspettativa che l’Autorità Palestinese smilitarizzi Gaza è un sogno irrealizzabile".
Se queste sono le linee strategiche israeliane, non c’è che una prospettiva: la guerra. "Questa guerra – ha detto il capo di Stato maggiore Herzi Halevi – ha obiettivi necessari e non facili da raggiungere, si svolge in un territorio complesso. Ecco perché continuerà ancora per molti mesi". "Non esistono soluzioni magiche – ha spiegato ancora il Capo di stato maggiore –, né scorciatoie per smantellare completamente un’organizzazione terroristica, ma solo combattimenti ostinati e determinati. E noi siamo molto, molto determinati".
A.Farr.