Roma, 8 luglio 2023 – L’ennesima linea rossa della guerra in Ucraina è stata oltrepassata. Gli Stati Uniti hanno preso la decisione controversa di mandare bombe a grappolo a Kiev, bandite da 123 Paesi nel mondo con la Convenzione sulle munizioni a grappolo del 2008.
Trentasei Paesi dell’Onu non hanno firmato, tra cui Usa, Russia e Ucraina, ma anche Cina, Israele, India, Arabia Saudita, Pakistan e Brasile. La scelta di fornire queste bombe particolarmente pericolose ha suscitato non poco malumore nella comunità internazionale tra alleati, attivisti per i diritti civili, la stessa Onu e molti dem americani. Kiev, dal canto suo, ha assicurato che non utilizzerà queste armi in Russia, che rispetterà le convenzioni umanitarie internazionali firmate dall’Ucraina e che terrà un registro delle zone impatto.
Cosa sono
Le bombe a grappolo sono armi micidiali che, al momento dell’esplosione in aria, rilasciano piccole munizioni progettate per esplodere quando colpiscono il suolo. Così le ‘bombette’ si spargono su un’area più vasta di quella che sarebbe colpita da una singola bomba, moltiplicando l’efficacia. Molto spesso, però, questo non accade e le sotto-munizioni inesplose rimangono per terra, anche per anni. Ma questo non significa che non sono più pericolose, anzi. Possono uccidere o mutilare chiunque si trovi nelle vicinanze anche decenni dopo essere cadute al suolo. I bambini sono particolarmente a rischio, che spesso scambiano i pericolosi cilindri colorati per giocattoli. Emblematico il caso di Laos, dove i bombardamenti da parte degli Stati Uniti nel 1973 hanno continuato a uccidere oltre 100 vittime civili all’anno fino al 2009. Secondo i dati di Handicap International, il 98% delle oltre 13mila vittime causate da bombe a grappolo nei conflitti più recenti è rappresentato dalla popolazione civile, mentre il 27% sono bambini.
Ad accelerare la messa al bando delle munizioni a grappolo è stata la guerra del Libano del 2006, quando Israele è stato duramente criticato per l’uso di inaffidabili di questo genere di bombe anche in zone vicine ad aree civili.
Il successivo trattato internazionale, firmato ad Oslo due anni dopo, ne ha vietato qualsiasi produzione e uso.
La mossa Usa
Anche se gli Usa non aderiscono alla convenzione, Joe Biden ha comunque dovuto aggirare una legge federale che vieta il commercio e la cessione delle bombe a grappolo ad altri Paesi, fornendo quelle con la più bassa percentuale di materiale inesploso, ritenute più ‘sicure’ in futuro per i civili.
Un portavoce del Pentagono, il generale Patrick Ryder, ha assicurato che Washington "selezionerà attentamente" le munizioni per l'Ucraina in modo che abbiano un tasso di errore del 2,35% o inferiore.
Il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha ricordato, inoltre, che l’esercito russo le usa già per attaccare, mentre gli ucraini ora le impiegherebbero per difendersi. Sullivan ha riconosciuto i rischi per i civili e ha aggiunto che Kiev ha dato garanzie scritte che minimizzeranno i pericoli. Le munizioni a grappolo russe, secondo quanto riportato dalla Bbc, hanno un tasso di fallimento del 40%.
Le accuse a Washington
La mossa rischia seriamente di mettere Washignton nel mirino della comunità internazionale. E, soprattutto, aumenta le tensioni con Mosca, che ha subito avvertito che la fornitura di queste munizioni porterebbe a “un’escalation pericolosa”. La Nato ha reagito con prudenza, affermando che l’Alleanza "non ha una posizione sulle munizioni a grappolo”. Il segretario generale Jens Stoltenberg ha aggiunto, inoltre, che “sono i singoli alleati a decidere che armi inviare”. Infatti, Parigi e Berlino hanno già annunciato che non seguiranno la decisione degli Usa in quanto firmatari della Convenzione. Sono stati più espliciti, invece, gli attivisti per i diritti umani di Human Rights Watch, che hanno esortato Washington ad astenersi dall’invio.