Washington, 14 aprile 2017 - Guerra di dichiarazioni sulla strage di miliziani Isis che avrebbe provocato la bomba sganciata ieri dagli Usa sull'Afghanistan. Il ministero della Difesa afghano ha reso noto oggi che la "Moab (FOTOSCHEDA)", caduta sulla provincia di Nangarhar "ha causato la morte di 36 miliziani dell'Isis" (ma fonti del governo parlano di 82 morti). In un breve comunicato si aggiunge che la bomba, del peso di 9.800 chili, "è stata lanciata in una rete di tunnel" nel distretto di Achin della provincia di Nangarhar, ed "ha completamente distrutto" l'obiettivo, "senza causare vittime civili". Secondo l'Amaq, l'agenzia dello stato islamico - citata da Site -, il raid Usa con la 'superboma' non avrebbe invece fatto nessuna vittima tra i militanti jihadisti. La Moab è stata definita "la madre di tutte le bombe", e "la più potente non nucleare". Subito dopo l'impatto, Donald Trump ha parlato di "un grande successo".
TALEBANI - Non tarda ad arrivare la reazione dei talebani afghani. Ed è una "forte condanna". Si tratta di "un attacco perpetrato da criminali internazionali". In un comunicato firmato da Zabihullah Mujahid, portavoce dell'Emirato islamico dell'Afghanistan hanno aggiunto che "in ogni angolo del nostro Paese l'uso di simili armi non è giustificato". Nei mesi scorsi più volte i talebani si sono scontrati con i militanti dell'Isis.
VIDEO / IL MOMENTO DELL'ESPLOSIONE DALL'AEREO
VIDEO / Il test del lancio della bomba Moab e l'esplosione
SCHEDA / Moab, la madre di tutte le bombe Usa. Ma non è la più potente
KIRZAI - L'ex presidente afghano Hamid Karzai ha condannato senza mezzi termini il lancio della Moab, sostenendo che "non si tratta di guerra al terrore, ma di un pericoloso ed inumano uso del nostro Paese come terreno per testare nuove e pericolose armi". In una serie di tweet l'ex capo dello Stato ha ribadito la "veemente condanna, con le parole più forti, del lancio di quest'ultima bomba" sostenendo poi che "è compito nostro, degli afghani, di fermare gli Usa".
NANGARHAR - "Era necessario". Il governo della provincia orientale di Nangarhar plaude all'azione Usa, smentendo, di fatto le dichiarazioni dell'ex presidente Kirzai. In un comunicato si precisa che in almeno tre operazioni nella zona contro l'Isis le forze afghane "non sono riuscite ad annientare quelle basi". Il governo provinciale aggiunge che "la leadership dell'Isis, insieme anche a militanti stranieri, viveva in quei tunnel sotterranei in cui venivano uccisi civili presi in ostaggio".