Roma, 17 aprile 2024 – “Il programma nucleare dell’Iran non è mai stato a uno stadio così avanzato" ha detto lunedì alla Camera dei comuni il premier britannico Rishi Sunak. Già. Così avanzato che con le scorte di uranio 235 arricchito al 60%, gli Stranamore della Repubblica islamica potrebbero produrre almeno tre bombe atomiche sui 20 chilotoni, quindi di potenza superiore a quella di Hiroshima. E teoricamente, usando le “centrifughe“ in loro possesso, potrebbero farlo in un mese (anche se per la costruzione della testata, la cosiddetta weaponizzazione per farne un uso militare, non sappiamo quanto siano avanti).
Ma andiamo con ordine. Secondo un recentissimo (26 febbraio) rapporto dell’Aiea, l’agenzia mondiale sul nucleare, il programma iraniano ha oggi a disposizione 121,5 chilogrammi di uranio 235 arricchito al 60%. Portarlo al 90% non è un problema, avendo macchine e competenze. L’Iran, che le ha, in un mese potrebbe arricchire tre blocchi da 33,6 chili di uranio al 60%, in altrettanti da 20 chili di uranio al 90%, quanto basta per produrre altrettanti ordigni nucleari da 13-16 chilotoni. Avrebbero tre bombe e gli avanzerebbero altri 12.3 chili.
E gli iraniani non hanno solo la scorta di materiale arricchito al 60%, ma anche la bellezza di 712,2 chili di uranio arricchito al 20% e una scorta complessiva di 5.525 chilogrammi di uranio arricchito. Tanta roba, alla quale, volendo, gli Stranamore degli ayatollah potrebbero attingere per aumentare il numero degli ordigni da costruire.
Ovviamente , gli occidentali hanno fatto di tutto per impedire all’Iran di arrivare a questo punto, dagli assassini mirati di scienziati nucleari iraniani ad azioni contro gli impianti. Basti pensare al sabotaggio dell’impianto di arricchimento di Natanz – si ipotizza fatta da infiltrati o con un cyberattacco, probabilmente dagli israeliani – saltato in aria il 2 luglio del 2020.
Ma gli iraniani si sono fatti furbi: l’impianto di Natanz, che nel 2020 era in superficie, ora si trova in un sistema di tunnel che vien stimato si estenda sotto i monti Zagros, dove sorge Natanz, a profondità tra 80 e 90 metri. E lo stesso gli iraniani hanno fatto nell’altro impianto di arricchimento che sorge a Fordow, 32 chilometri a nordest della città santa di Quom, dove i tunnel dovrebbero raggiungere, a seconda delle stime, i 78-145 metri. Dovrebbero, potrebbero. Della geografia dei tunnel dei due impianti iraniani non c’è certezza, solo supposizioni fatte dalle varie agenzie di sicurezza, ciascuna con le proprie fonti. Il che rende arduo un attacco, perché se non si sa dove colpire si rischia inutilmente senza produrre il risultato atteso (e si fa irritare il regime che a quel punto userà tutto il suo arsenale, e probabilmente anche il terrorismo, per cercare una vendetta).
Di sicuro la sola arma che può tentare (tentare, senza certezze) di distruggere un complesso sotterranno come quelli di Natanz e Fordow è la super bomba antibunker – non a caso chiamata “pentratore“, e ribatezzata “bunker buster“ – allestita dagli americani con la sigla Gbu-57 Mog, dal peso di 13.600 chili dei quali 2.204 di esplosivo ad altro potenziale. Questo mostruoso ordigno è rienuto capace di penetrare per 60 metri in una montagna (ma chiamente, dipende anche dl tipo di roccia...), che nel caso non sono ancora abbastanza.
L’idea allora è quella di lanciare più di un ordigno, in serie, per aprisi la strada fino alla profondità richiesta. Nonostante la presenza della guida Gps, la sfida è molto ardua e infatti gli americani non ci hanno mai provato e, proprio perchè non sicuri del risultato, non intendono darla agli israeliani: un tentativo, specie se fallito, causerebbe infatti una guerra aperta. E così gli iraniani purtroppo si avvicinano ogni giorno di più alla loro bomba e al momento la Gbu-57 Mog ha fatto una sola vittima. Godzilla, in un film giapponese del 2016.