Roma, 23 marzo 2024 – Li hanno fermati prima che entrassero in azione mettendo in atto attacchi suicidi e autobombe in Israele e Cisgiordania, atti terroristici che venivano pianificati da un covo all’Aquila per sfuggire all’intelligence israeliana. Tre palestinesi – Anan Kamal Afif Yaeesh, Ali Saji Ribhi Irar e Mansour Doghmosh, il primo dei quali già in carcere a Terni – sono stati raggiunti ieri da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del capoluogo abruzzese Marco Billi ed eseguita dalla polizia di Stato. La richiesta arrivava della procura aquilana in coordinamento con la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo.
Il “Gruppo di risposta rapida - Brigate Tulkarem“, cui appartenevano i tre palestinesi, progettavano tra l’altro un’azione terroristica da compiersi nell’insediamento israeliano di Avnei Hefetz, in Cisgiordania, mediante l’utilizzo di un’autobomba. Yaeesh, il capo del gruppo, era stato arrestato lo scorso 29 gennaio in seguito a una richiesta di estradizione avanzata dalle autorità israeliane e detenuto nel carcere di Terni. L’uomo era arrivato in Italia nel 2017 dalla Norvegia e nella sua audizione per la richiesta di protezione internazionale aveva raccontato di essersi arruolato nei Martiri di Al-Aqsa e di aver fatto poi parte dei servizi segreti palestinesi.
"Evidente è il ruolo di assoluto primo piano di Yaeesh Anan Kamal Afif – scrive il Gip – consistito nell’aver promosso, costituito, organizzato, diretto e finanziato la struttura operativa militare denominata Gruppo di Risposta Rapida - Brigate Tulkarem e di aver tenuto costanti contatti, proprio in ragione del suo ruolo inequivocabilmente apicale, con il comandante della Brigata dei Martiri di Al-Aqsa, Mounir Al-Maqdah. Il ruolo assunto in concreto da Irar Ali Saji Ribhi è di assoluta condivisione e compartecipazione nelle attività di Yaeesh".
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"Gli atti di terrorismo programmati e pianificati – prosegue l’ordinanza – appaiono dichiaratamente rivolti contro lo Stato di Israele (la popolazione civile, l’organizzazione militare e le strutture politiche di quel Paese), anche se da alcuni spunti dell’indagine (ad esempio il riferimento all’arma da recuperare in Italia nella conversazione intercorsa il 30 gennaio scorso tra Irar Ali Saji Ribhi e Doghmosh Mansour) non appare possibile escludere che possano essere compiuti anche in Italia, non necessariamente soltanto nei confronti di obiettivi israeliani".
Le intenzioni del gruppo sono esplicitate, tra l’altro, in una conversazione intercettata tra Yaeesh e Munir Almagdah, capo militare delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa del 9 gennaio scorso. "Si tratta di un’unità suicida, pronta ad agire in profondità e la nostra azione sarà prossima", spiegava il primo. L’azione avrebbe dovuto essere filmata tramite telecamere installate sui fucili di precisione e sui berretti. "Prepara qualcosa di forte per Avnei…", si dice nella conversazione, "…magari una macchina sulla strada come Hamzi…"; "…va bene, ti manderò il prezzo per il pacco dell’amore (il pacco bomba, secondo gli inquirenti, ndr) me lo devi procurare domani appena arrivano i soldi…".
"Soddisfazione per la cattura all’Aquila di tre pericolosi terroristi, operazione che conferma il continuo impegno e la grande capacità investigativa delle nostre Forze dell’ordine che testimonia la costante azione di monitoraggio e prevenzione realizzata sul fronte dell’estremismo e della radicalizzazione" è stata espressa dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.