Roma.7 gennaio 2025 – Bill Emmott, perché Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo che Giorgia Meloni “definisce un genio”, interviene sistematicamente nelle vicende interne europee?
“In effetti è un comportamento un po’ strano – risponde al telefono il 68enne ex direttore dell’Economist –. Di solito gli imprenditori si rapportano alla politica per agevolare il business. Lui invece si propone come un Citizen Kane contemporaneo. Grazie al suo social X entra ed esce dal dibattito con modi aggressivi su argomenti lontani dai suoi interessi primari. E per la verità non attacca solo in Europa. Ma anche in Canada, Messico o Brasile. Dovunque veda un potenziale nemico”.
Oppure un buon affare. Secondo Bloomberg, l’Italia sarebbe pronta ad affidare a SpaceX (la rete satellitare di Musk) la fornitura di un pacchetto completo di connessione crittografata per i servizi di comunicazione governativi, militari e delle forze dell’ordine. Il governo smentisce. Ma il tema è sul tavolo di Palazzo Chigi.
“Non credo che un accordo simile sia nell’interesse né di Musk né di Meloni”.
Perché?
“La visione di Musk è intimamente anti statalista. Accordi di questo tipo – non commerciali, ma di ambito governativo e militare – significano stabilire legami molto stretti con altri Paesi e con gli apparati americani. E Musk è molto volatile negli umori e nelle scelte. Non esprime alcuna lealtà di lungo periodo. Spero che Meloni lo capisca e impronti le sue scelte a un sano pragmatismo”.
Il filo diretto già instaurato con Musk e Trump le appare pericoloso?
“Lo dicono i fatti. Musk dà corpo alla voglia di Trump di dividere l’Europa in fase di debolezza. Invece l’Italia ha bisogno di una Ue solida contro guerre e dazi”.
Consigli alla premier?
“Uscire dai ranghi per proporsi come interlocutore privilegiato degli Stati Uniti potrebbe non essere un buon investimento. In ogni caso serve prudenza, perché i percorsi di Trump e Musk potrebbero in futuro essere meno allineati o addirittura in contrapposizione (uno è America First, l’altro planetario). Senza contare che al classico elettore italiano, affezionato a industriali o a imprenditori modello Agnelli o Berlusconi, lo stile complessivo di Musk in jeans e cappellino non ispira alcun affetto”.
Una cattiva compagnia?
“In politica gli scenari cambiano in fretta. Ora Musk ha l’ambizione di moltiplicare la propria influenza capitalizzando il momento di massimo successo industriale. Ma il suo futuro a Washington è tutto da scrivere. Ricordo che la squadra di Trump schiera altri ricchi globalisti. I veri giochi non sono cominciati”.
Chi è oggi Musk?
“Il rappresentante naturale della destra tech ultraliberista e la personificazione di uno speciale conflitto di interessi”
Un conflitto esponenziale?
“Da sempre il capitale lavora per orientare la politica. Ma nel mondo digitale iperconnesso in cui viviamo, ogni schema precedente perde senso. Gli attacchi diretti al premier britannico Starmer, così come alla magistratura italiana su migranti e processo a Salvini, oppure l’assist all’estrema destra di AfD nella campagna elettorale tedesca, o le sterzate improvvise su Zelensky e l’Ucraina, rappresentano interferenze palesi e sfidanti”.
L’Ue come può difendersi?
“Con compostezza e rigore. Le parole utilizzate dal presidente Mattarella – “l’Italia è capace di badare a se stessa” – rappresentano un esempio di sostanza e di stile. La risposta istituzionale corretta a un soggetto che ancora non ha cariche pubbliche”.
E dal 20 gennaio, a Trump insediato?
“La Ue ha tutti gli strumenti per agire. Può rendere più efficace il Digital Services Act. Può promuovere normative più stringenti sulle interferenze estere. Perché se Bruxelles denuncia i supporti russi ai sovranismi anti Unione, non può far finta di niente quando Musk dà sponda a chi gioca contro la Commissione”.
Il sostegno di Musk all’estrema destra tedesca rappresenta un’adesione identitaria?
“Senza dubbio. Però Musk, tycoon senza confini, politicamente resta un ingenuo: per un elettore dell’AfD, uno come lui – nato in Sudafrica emigrato in Canada e diventato miliardario e globalista negli Stati Uniti – non è la soluzione del problema. Uno come lui è il problema”.