Lunedì 15 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Biden più vicino al ritiro? L’analista: “L’attentato a Trump influirà poco. Pesa lo scontro interno ai democratici"

Gianluca Pastori, esperto di relazioni internazionali: non vedremo milioni di voti spostarsi per il tycoon. "Il caos tra i demo ora è totale. Attorno al nome del presidente uscente si sfidano due visioni diverse"

Professor Gianluca Pastori, università Cattolica del Sacro Cuore e Ispi, l’attentato a Trump inciderà sulla candidatura di Joe Biden?

"A mio modo di vedere non inciderà particolarmente sulla decisione se cambiare o meno il candidato democratico. Probabilmente non inciderà per nulla, anzi. Perché i giochi sono ben altri che non la scelta di un anziano presidente pressato da una parte dei suoi. Si tende a presentare il potenziale ritiro di Biden come una decisione personale, in realtà sulla scelta se continuare o meno si combattono due anime del partito democratico. Che è già spaccato. Con Biden i suoi, l’ala diciamo radicale e le minoranze. Con l’ipotesi di fare un cambio di cavallo in corsa si sta schierando invece buona parte dell’estabilishment, i new democrats, i centristi. Intorno al nome di Biden si sta combattendo uno scontro di potere, una diversa visione del partito e dell’America. Giochi grossi, che un fallito attentato al candidato avversario non influenzeranno".

Il presidente uscente Joe Biden, 81 anni, ricandidato nonostante le polemiche sul suo stato di salute precario (foto archivio)
Il presidente uscente Joe Biden, 81 anni, ricandidato nonostante le polemiche sul suo stato di salute precario (foto archivio)

Che impatto avrà invece l’attentato sulle elezioni americane?

"È chiaro che come sempre accede in casi del genere si genera una certa empatia nei confronti della vittima dell’attacco, e questo oltretutto accade in un momento del quale il partito democratico è chiaramente in difficoltà per gli evidenti problemi di Biden. In questo contesto l’attentato dà una ulteriore piccola spinta a Trump, consolidando la sua posizione di leggero vantaggio".

Lei parla di ‘piccola spinta’, a suo avviso quindi l’attentato non è una consacrazione definitiva per la rincorsa di Trump alla Casa Bianca?

"No, non credo proprio, perché, e questo attentato ne è la dimostrazione, gli Stati Uniti sono un Paese fortemente polarizzato, nel quale c’è un blocco di elettori che non voterebbe mai per Trump e un blocco che non voterebbe mai per Biden. Indipendentemente da qualsiasi cosa. In America, ormai da parecchi anni, i voti sono molto poco mobili e basta poco per spostare il risultato finale".

E l’attentato è giusto quel poco che serve a Trump?

"Lo aiuterà, appunto poco, e questo poco sì, potrebbe essere determinante. Uso il condizionale: potrebbe. Non assisteremo a una slavina. Non dobbiamo immaginarci milioni di voti spostati dall’attentato. A mio avviso prima del dibattito i due candidati erano alla pari, dopo, è passato leggermente in vantaggio Trump, specie negli Stati in bilico. Adesso potrebbe consolidarsi un pò. Gli ultras trumpiani, sui quali l’attentato ha un effetto molto forte, sarebbero andati comunque a votare per lui. Sui repubblicani moderati l’attentato ha un effetto minore, ma potrebbero votare per Trump per la debolezza di Biden, a prescindere quindi da quanto successo in Pennsylvania. Una slavina potrebbe verificarsi per altri motivi, vedi una precipitare delle condizioni di Biden, se davvero molti elettori dem decidessero di non andare alle urne. Dipenderà anche da come il partito democratico giocherà nelle prossime settimane".

E quale dovrebbe essere la strategia dei democratici, a questo punto?

"Il partito è diviso. La sorte di Biden sarà decisa dal prevalere di una componente o dell’altra. C’è grande incertezza. Quanto a questo evento, Il partito ha già preso una posizione chiara: questa violenza non è tollerabile, abbassiamo i toni. Ora, visto che ad alzare i toni è sempre stato storicamente Trump questo è un pò ricondurre indirettamente quel che è successo ieri a una responsabilità indiretta di Trump. I repubblicani però non sono certo disponibili ad accettare questa logica e il rischio è che i toni diventino anche più aspri che nella prima parte della campagna".