Roma, 10 novembre 2024 – Joe Biden non molla e Trump si prepara ad affrontare i primi capitoli della sua presidenza in tema di politica estera. Senza dimenticare, anzi, il nodo immigrati irregolari, tanto da pianificare una deportazione di massa attraverso il Pentagono.
Il presidente Usa in carica è intenzionato a portare a termine il suo mandato con le linee che lo hanno ispirato, appoggio all’Ucraina in testa. Si preannuncia una convivenza difficile con il neo eletto Trump. Ma questo non sembra preoccupare l’attuale inquilino della Casa Bianca.
Secondo il Wall Street Journal, Washington invierà a Kiev più di 500 missili intercettori per patriot e Nasams. La loro consegna è prevista nelle prossime settimane. A questi potrebbero aggiungersi altri sei miliardi di dollari. Inoltre, il Pentagono ha autorizzato, per la prima volta dall’inizio della guerra, gli appaltatori americani a riparare le attrezzature fornite alle forze armate ucraine, pratica in precedenza vietata perché considerata ‘troppo pericolosa’.
Fonti vicine all’amministrazione hanno fatto sapere che il presidente vuole lasciare l’Ucraina prima della fine del suo mandato "nella condizione più sicura possibile". Sembrano gli ultimi sforzi prima che si verifichi il peggio, ossia che Trump, una volta assunta ufficialmente la presidenza, il prossimo 20 gennaio, fra i primi provvedimenti decida proprio di sospendere gli aiuti militari ed economici all’Ucraina. Il tycoon si è più volte vantato del fatto che durante il suo mandato non sono scoppiate guerre, arrivando a dichiarare che avrebbe fatto finire il conflitto in Ucraina ‘in 24 ore’. Cosa preveda il suo piano di pace è impossibile saperlo con certezza, ma di certo per mettere d’accordo tutti ci vorrà molto più tempo.
Le indiscrezioni trapelate, però, lo fanno somigliare più a un regalo al presidente russo, Vladimir Putin. Nei piani di Trump, infatti, ci sarebbe una prima fase di ‘congelamento del conflitto’ con la cessione del 20% del territorio ucraino alla Russia in via definitiva a iniziare da Crimea e il Donbass, nonché il territorio che si snoda lungo il mare di Azov fino a Kherson. Al Cremlino andrebbe pure una parte della regione di Zaporizhzhia. A Kiev, invece, rimarrebbero i 500 chilometri quadrati di regione di Kursk conquistati ad agosto. Il piano prevederebbe anche la creazione di una zona di sicurezza e l’indipendenza di Kiev, che non entrerà nella Nato per almeno 20 anni. Condizioni che farebbero la gioia del Cremlino, ma che difficilmente l’Ucraina potrebbe accettare.
Intanto ieri Trump tramite il suo staff ha fatto sapere che il tycoon ha avuto una conversazione telefonica con il premier ucraino, Volodymyr Zelensky e con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Il numero uno di Kiev sarebbe stato rassicurato dalla telefonata. Segno che le condizioni di Trump potrebbero non essere così generose. In attesa di vedere come si muoverà in Ucraina, trapelano indiscrezioni sul suo primo provvedimento una volta entrato alla Casa Bianca. Il tycoon emetterà una dichiarazione di emergenza nazionale per consentire di utilizzare fondi del Pentagono, strutture militari per la detenzione e aerei militari per le espulsioni: è l’ipotesi che i consiglieri di Trump valutano per realizzare la "più grande deportazione di massa" di clandestini nella storia Usa promessa dal tycoon.