Roma, 21 luglio 2024 – “Un passo indietro di Biden era inevitabile. Dall’indomani del disastroso dibattito con Trump avevo la sensazione che eravamo entrati in una fase che gli psicologi chiamano elaborazione del lutto. prima c’è stata la negazione, poi la rabbia, poi la contrattazione, la depressione e quindi infine l’accettazione. Alla fine, nonostante la sua testardaggine, e la sua comprensibilissima esitazione, Joe Biden ha accettato l’inevitabile. Tra l’altro la lettera mi pare preparata da qualche giorno». Così il professor John Harper, Senior Adjunct Professor al SAIS Europe di Bologna, e professor emerito alla Johns Hopkins University.
Biden ha dato il suo endorsement a Kamala Harris. Sarà lei il candidato nuovo democratico? “Il fatto che la Harris sia il candidato di Biden non significa che sia automaticamente il candidato del partito. Ci sono 4 mila delegati di Biden che ora hanno le mani libere e potranno scegliere altri candidati, se lo ritengono. Biden ha lealmente dato il suo sostegno a lei, e avrebbe sbagliato a fare diversamente perché avrebbe rischiato di offendere gli afroamericani che sono assolutamente essenziali per poter battere Trump. Ma questo non vuol dire che la candidatura è definita. Stiamo navigando a vista, ma la mia percezione è che il suo endorsment non chiude i giochi. Ma immagino che lo stato maggiore democratico abbia già in mente un percorso per la scelta del candidato, forse concordato con Biden, per un processo di selezione del candidato che sia trasparente”.
Cosa ha pesato di più nel fare il passo indietro?
“Credo sia una combinazione della pressione del partito e della crescente consapevolezza del fatto che i suo destino era segnato. Ha visto i sondaggi, e devono avere pesato parecchio. Ha riflettuto molto e a malincuore ha accettato l’inevitabile. Scelta giusta”.
Per Trump è una buona o una cattiva notizia il passo indietro di Biden?
“Trump dirà che è una buona notizia, ma non credo che lo sia. Non vedevano l’ora di avere Biden come avversario e adesso rischiano di avere un candidato molto più efficace. Probabilmente a Trump noi dispiacerebbe affatto che fosse Kamala Harris, ma se i democratici riuscissero a scegliere un candidato più forte, più competitivo, la gara diventerebbe di nuovo assolutamente aperta. Per Trump è un rischio quando invece vedeva già il risultato a portata di mano. Ma non è deciso, dipenderà dal partito democratico, da come si giocherà questa partita”.
Quindi i giochi non sono fatti a favore di Trump?
“Lo avrebbero stati se fosse rimasto Biden, decisamente, ma ora non è detto. La corsa si riapre. Biden si è ritirato giusto in tempo per permettere ai democratici di avere nuovamente la speranza di vincere. Il momento è affascinante, l’America dimostra di avere risorse inattese e sicuramente le sorprese non sono ancora finite”.