Sabato 23 Novembre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Esteri

Biden in soccorso di Kiev. Ok alle mine anti-uomo. Mosca: negoziati con Trump

Dagli Usa via libera a un nuovo pacchetto di aiuti da 275 milioni di dollari. Zelensky ammette: "Senza il supporto militare americano, siamo sconfitti".

Biden in soccorso di Kiev. Ok alle mine anti-uomo. Mosca: negoziati con Trump

Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino, è stata ricevuta ieri dal Papa

Strano destino quello dell’Ucraina dove per addivenire ad un negoziato di pace sembra necessario passare dalle forche caudine dell’escalation verbale e militare. A Kiev la popolazione, quasi esclusivamente composta da donne, bambini e anziani – i maschi abili e arruolabili sono al fronte o peggio sotto terra dove se ne stimano decine di migliaia –, si prepara ad affrontare i morsi di un terzo, gelido inverno di guerra, scandito dai razionamenti energetici dovuti alla spada di Damocle del timore di nuovi ed intensi raid russi. È di ieri la chiusura, in via precauzionale, dell’ambasciata statunitense e di altre sedi diplomatiche, compresa quella italiana. Atteso poco dopo l’ora di pranzo il bombardamento non si è verificato, ma nella capitale ucraina nessuno tira un sospiro di sollievo. Se non è stato, sarà, in un conflitto anche e soprattutto psicologico.

Fatica e terrore si mescolano e sulle bocche degli abitanti di Kiev tracimano in pronunciamenti fino ad un anno fa passabili per disfattismo: "È ora che tutto questo finisca". Sì, ma come? Per il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, la via d’uscita coincide con la resistenza. Prima che il successore Donald Trump chiuda i rubinetti degli aiuti, come promesso in campagna elettorale, l’inquilino della Casa Bianca ha concesso all’Ucraina di utilizzare i missili a lunga gittata occidentali per colpire anche la regione russa di Kursk. Frammenti di super razzi statunitensi e britannici sono già piovuti in villaggi oltre confine. Ma ieri Biden si è spinto oltre. Mine antiuomo non persistenti di fabbricazione americana saranno fornite a Kiev nell’ambito di un ulteriore pacchetto di aiuti bellici da 275 milioni di dollari. L’obiettivo è quello di frenare l’avanzata del Cremlino nell’est dell’Ucraina.

Vietate dal Trattato di Ottawa sottoscritto nel 1997 da 122 Paesi, tra i quali non figurano né gli Stati Uniti, né la Russia, né la Cina e nemmeno l’India, questi ordigni uccidono indisriminatamente soldati e civili. In teoria quelle non persistenti diventano inerti dopo un periodo di tempo prestabilito, anche se più di un addetto ai lavori è scettico. "Senza l’aiuto degli Stati Uniti perderemo la guerra", è l’allarme del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un’intervista a Fox, nella quale riconosce che l’omoloogo russo Vladimir Putin "può essere diposto a porre fine al conflitto".

Armamenti e diplomazia, bastone e carota, un doppio binario in cui s’inserisce anche l’invasore russo. Da un lato, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, asserisce che Biden "sta facendo di tutto per continuare la guerra", dimenticando però che l’apporto a Mosca di truppe nordcoreane sul campo, muove nella stessa direzione, quella di un’escalation militare – a cui si somma quella verbale data dalla decisione russa di aggiornare la propria dottrina nucleare –; dall’altro, lancia segnali distensivi a Trump. Interpellato sulla possibilità di trattare un cessate il fuoco con il tycoon, Peskov ha risposto che "Putin ha più volte sottolineato la sua disponibilità a negoziare", ma "senza congelare il conflitto lungo la linea del fronte". Come dire, al tavolo delle trattative ci si siede solo nella migliore posizione militare possibile ovvero con la rinuncia degli ucraini alle quattro regioni occupate (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson) e l’impegno ufficiale di Kiev a non entrare nella Nato. Si vis pacem para bellum, se vuoi la pace, prepara la guerra, insegna lo scrittore latino Vegezio. A Mosca lo prendono alla lettera da oltre mille giorni. E probabilmente non solo loro.