Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Biden vs Trump, panico tra i dem dopo la disfatta in tv. “Joe va sostituito, serve un piano B”. Ma il presidente non molla

Voce roca, tanti inciampi, pause: il presidente Usa è apparso in difficoltà. Gli analisti scioccati, allarme tra i dem: “Forse è già troppo tardi”. Pressing perché il presidente faccia un passo indietro, ma il portavoce della campagna: “Biden non abbandonerà la corsa”. Lo speaker della Camera invoca il 25esimo emendamento

Roma, 28 giugno 2024 – Joe Biden fallisce il duello tv contro il rivale Donald Trump. E se il tycoon in corsa per i Repubblicani non sfonda, evitando gli argomenti più scivolosi, i Democratici non dormono certo sogni tranquilli. Anzi sono nel "panico totale", secondo le analisi di molti grandi organi di stampa americani (dal Washington Post all'Associated press) tanto da interrogarsi, in privato, se sia possibile sostituire il candidato alle presidenziali di novembre.

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Steve Bannon, media: “Subito in carcere l’ex stratega di Trump”

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Del possibile cambio in corsa parlano ora apertamente i media di oltreoceano. “Sono molto preoccupato”, ammette un democratico del Congresso con il Wall Street Journal, augurandosi che “non sia troppo tardi per sostituirlo”. E un’altra fonte conversando con il New York Times è ancora più netta: “I partiti esistono per vincere e l'uomo sul palco con Trump non può vincere. Questo timore aumenterà le richieste affinché si faccia da parte”. Ma il portavoce della campagna di Biden, Seth Schuster, afferma che il presidente “non abbandonerà” la corsa alle elezioni 2024. Lo riporta The Hill. E anche per lo stesso Trump il suo sfidante sarà l’inquilino della Casa Bianca. Lo conferma il tycoon alla Fox. Intanto lo speaker repubblicano della Camera Mike Johnson afferma che il governo dovrebbe discutere l'ipotesi di invocare il 25esimo emendamento, che consente di rimuovere un presidente, con la maggioranza dei voti dei suoi ministri, per incapacità fisica o mentale.

Il presidente Joe Biden con la first ladu Jill alla fine del dibattito tv con Donald Trump (Ansa)
Il presidente Joe Biden con la first ladu Jill alla fine del dibattito tv con Donald Trump (Ansa)

Cosa dicono gli analisti

I 90 minuti di dibattito di Biden sono stati punteggiati da ripetuti inciampi, pause scomode, voce roca e bassa, spesso difficile da capire. Tante, troppe, le difficoltà per essere ignorate.

"Non sono l'unico a cui si sta spezzando il cuore in questo momento. Ci sono molte persone che hanno guardato questo stasera e si sono sentite terribilmente per (la prestazione di) Joe Biden – ha detto l’ex senatrice democratica Claire McCaskill su MSNBC –. Non so se è possibile fare qualcosa per risolvere questo problema". "C'è un senso di shock per come è uscito all'inizio di questo dibattito. Su come suonava la sua voce. Sembrava un po' disorientato", ha dichiarato David Axelrod, che è stato uno dei massimi funzionari della Casa Bianca e della campagna elettorale dell'ex presidente Barack Obama. "Ci saranno discussioni sull'opportunità o meno di continuare", ha aggiunto Axelrod alla Cnn. E un parlamentare democratico, alla domanda di NBC News se il dibattito ispirasse fiducia in Biden, ha risposto:"La cosa migliore che posso fare per aiutare Joe Biden è fingere di non aver ricevuto il tuo messaggio".

"Il presidente Joe Biden dovrebbe fare un passo indietro e ritirarsi dalla corsa per la Casa Bianca": è l'impietosa analisi che Thomas Friedman, uno dei grandi columnist americani, vincitore di tre premi Pulitzer, fa sul New York Times. In un editoriale intitolato 'Il presidente Biden è mio amico. Deve ritirarsi dalla corsa', Friedman scrive che il dibattito lo "ha fatto piangere". "Non riesco a ricordare un momento più straziante nella campagna presidenziale americana nella mia vita", afferma. 

Friedman spiega che "il mondo ha bisogno di un'America al suo meglio, guidata dai suoi migliori", e che un Joe Biden più giovane sarebbe stato il leader adatto, anche se agli occhi di Friedman l'attuale presidente ha ormai fatto definitivamente "il suo tempo". L'editorialista del Nyt ha poi descritto ciò che, a suo dire, il candidato presidenziale democratico dovrebbe offrire: "una descrizione avvincente di dove si trova il mondo in questo momento e una visione avvincente di ciò che l'America può e deve fare per continuare a guidarlo: moralmente, economicamente e diplomaticamente".

Cosa dicono le regole

Le regole del partito rendono quasi impossibile sostituire i candidati senza il loro consenso. E farlo equivarrebbe a ribaltare i risultati delle primarie da parte degli addetti ai lavori del partito, quando la stragrande maggioranza degli elettori democratici ha nominato Biden, che ha vinto quasi il 99% di tutti i delegati. Al momento non è noto alcun tentativo serio di spingerlo fuori dalla corsa. Tuttavia, lo statuto del Comitato Nazionale Democratico prevede alcune disposizioni nel caso in cui il candidato del partito sia inabile o scelga di farsi da parte, e un'azione per estromettere Biden alla convention è teoricamente possibile, anche se altamente improbabile. Per ora, l'interrogativo più grande per Biden è se la sua prestazione televisiva incerta comporterà dei danni permanenti. Molti elettori non si sono ancora focalizzati sulle elezioni a più di quattro mesi dal voto. E milioni di dollari devono ancora essere spesi in pubblicità e infrastrutture statali che potrebbero dare una spinta all'attuale inquilino della Casa Bianca. "È stato un inizio lento ma c'è stato un finale forte. Questo è ovvio per tutti. Non discuterò questo punto", ha commentato la vicepresidente Kamala Harris alla Cnn dopo il dibattito. "Parlo della scelta di novembre. Sto parlando di una delle elezioni più importanti della nostra vita collettiva". D'altra parte, segnali di ansia sono evidenti da tempo tra i democratici, almeno da quando qualcuno nel partito ha iniziato a incoraggiare apertamente il dibattito su un'alternativa a Biden. 

Le grane di Trump

Se Sparta piange, Atene non ride. Il presidente della corte suprema Usa John Roberts ha annunciato che annuncerà lunedì la decisione sull'immunità presidenziale di Donald Trump nei processi pendenti. La Corte ha limitato i confini dell'accusa di ostruzione di una procedura ufficiale per gli assalitori del Capitol, rendendola così più difficile da contestare. Si tratta di un’accusa mossa anche al tycoon nel processo pendente.