Mercoledì 11 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Beirut, Il presidente Aoun: "Non si può escludere scenario missile o bomba"

E' esplosa la rabbia dei libanesi: diversi feriti negli scontri andati in scena nella notte. Arrestato il direttore del porto, responsabile dogane e suo predecessore. La potenza dell'esplosione: un decimo di Hiroshima

Soccorritori al lavoro tra le macerie del porto di Beirut (Ansa)

Soccorritori al lavoro tra le macerie del porto di Beirut (Ansa)

Beirut (Libano), 7 agosto 2020 - Nella notte di Beirut devastata dalle apocalittice esplosioni al porto è esplosa la rabbia dei libanesi contro il Governo, la cui negligenza - per molti - ha causato l'esplosione che ha distrutto interi quartieri della capitale, ridotti a macerie. Il presidente libanese Michel Aoun ha detto che non si può escludere che le due esplosioni possano essere state il risultato di "un'aggressione esterna, con l'ausilio di un missile, di una bomba o di un altro mezzo». Lo riferisce il sito del quotidiano L'Orient le Jour, riportando le affermazioni fatte da Aoun durante un incontro con giornalisti. L'inchiesta dovrà appurare se si sia trattato appunto di "un'aggressione esterna o delle conseguenze di negligenza", ha aggiunto Aoun, sottolineando che a tal fine ha chiesto al presidente francese Emmanuel Macron, ieri in visita a Beirut, di fornire le immagini satellitari dei momenti delle esplosioni. Aoun ha poi respinto le richieste di un'inchiesta internazionale sulle esplosioni, avanzate da varie parti, compreso il presidente francese Macron. Lo scrive il sito del quotidiano An Nahar, riportando affermazioni fatte da Aoun durante un incontro con un gruppo di giornalisti. Le richieste per un'inchiesta internazionale puntano a "distorcere la verità". 

FOCUS / C’è anche un’italiana tra le vittime

Esplosione a Beirut, gli impressionanti video della strage

La Bbc dà notizia di scontri tra manifestanti antigovernativi e forze di sicurezza, che hanno usato i lacrimogeni contro decine di dimostranti nei pressi del Parlamento, nel cuore di Beirut, poche ore dopo la visita del presidente francese Emmanuel Macron. Secondo l'agenzia libanese Nna, che parla di diversi feriti, i manifestanti hanno lanciato pietre e sassi contro gli agenti e hanno vandalizzato negozi. Negli scontri ci sono stati una ventina di feriti. Domani è prevista un'imponente manifestazione anti-governativa legata anche alla crisi economica che il Paese sta vivendo.

Intanto nella zona del porto, intorno alle 14 ora italiana, un incendio al momento di limitate dimensioni si è sviluppato vicino al luogo dell'esplosione che ha distrutto una vasta area della città. Lo apprende il corrispondente dell'ANSA in Libano.

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Il bilancio: morti e feriti

Sale a 157 uccisi e oltre 5mila feriti il bilancio ufficiale fornito dalle autorità libanesi delle esplosioni di martedì scorso avvenute al porto di Beirut e che hanno devastato diversi quartieri della città. Lo riferiscono media locali e regionali.

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"Un decimo di Hiroshima"

L'esplosione devastante al porto di Beirut aveva approssimativamente il 10% della potenza esplosiva della bomba atomica sganciata sulla città giapponese di Hiroshima durante la Seconda guerra mondiale. Lo riporta la Bbc citando lo studio di alcuni scienziati britannici dell'Impact Engineering Research Group dell'Università di Sheffield. "Si tratta senza dubbio di una delle più grandi esplosioni non-nucleari della storia, più potente di qualsiasi arma convenzionale", ha riferito Andrew Tyas, esperto di esplosivi dell'Università di Sheffield.

Arrestati direttore del porto, responsabile dogane e suo predecessore

Intanto si apprende che c'è anche il direttore generale del porto, Hassan Koraytem. Fra le 16 persone per cui è stato ordinato dal giudice l'arresto per l'esplosione a Beirut vi sono anche l'attuale responsabile delle dogane Badri Daher e il suo predecessore, Shafik Merhi. Nell'esplosione di martedì è morta anche un'italiana, di 92 anni, e almeno 10 connazionali sono rimasti lievemente feriti. Ieri il presidente francese Emmanuel Macron, leggendo uno striscione con l'invito a non dare un euro al governo, ha detto: "Ho sentito la rabbia del popolo libanese".

I soccorsi e le indagini 

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La deflagrazione è stata causata da 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio immagazzinate in modo non sicuro. I soccorritori cercano ancora decine di dispersi.  Nell'ambito dell'indagine sulle esplosioni 16 persone sono state arrestate, ha reso noto l'agenzia di stampa statale. Il deputato Marwan Hamadeh si è dimesso in seguito all'accaduto e lo stesso ha fatto l'ambasciatore libanese presso la Giordania Tracy Chamoun dichiarando che nel Paese c'è bisogno di un cambio di leadership e ha chiesto un'indagine internazionale sulla catastrofe.

Videoconferenza Ue per aiuti

Le istituzioni europee parteciperanno ad una videoconferenza dei donatori organizzata domenica dalla Francia per mobilitare aiuti umanitari urgenti per la popolazione di Beirut colpita dalle due devastanti esplosioni di martedì. Ad annunciarlo è stata la Commissione Europea che "sarà rappresentata dal commissario incaricato degli aiuti umanitari Janez Lenarcic", stando a quanto annunciato dal portavoce dell'esecutivo Ue Eric Mamer.

Papa dona 250mila euro

Il Papa ha inviato, tramite il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, un primo aiuto di 250.000 euro "in sostegno alle necessità della Chiesa libanese in questi momenti di difficoltà e di sofferenza". Lo riferisce il Vaticano.

Cei stanzia 1 milione

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento di 1 milione di euro dai fondi otto per mille in soccorso delle popolazioni del Libano. Lo stanziamento Cei è destinato al sostegno dei piani di intervento d'emergenza di Caritas Libano, tramite Caritas Italiana, per i prossimi 12 mesi. In coordinamento con le agenzie umanitarie presenti, la Caritas sta già fornendo cibo, farmaci, assistenza medica, beni di prima necessità, kit igienico sanitari, e prevede di continuare tali azioni per i prossimi mesi.

Hezbollah: non abbiamo armi al porto

Nel suo primo discorso dopo il disastro di Beirut, il leader spirituale di Hezbollah ha negato che la milizia sciita avesse depositi di armi al porto che possano aver contribuito alla violenza dell'esplosione. "Non abbiamo nulla al porto: nessun deposito di armi, nessun deposito di missili, di fucili, di bombe o di nitrato di ammonio", ha dichiarato Hassan Nasrallh in un discorso televisivo, secondo quanto riferisce al Jazeera.

Colloquio Trump-Macron

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha avuto un colloquio telefonico con l'omologo francese, francese, Emmanuel Macron, durante il quale i due leader hanno espresso "profonda tristezza per la perdita di vite umane e la devastazione a  Beirut". I due presidenti, riferisce la Casa Bianca, hanno hanno concordato sulla necessità di inviare aiuti immediati al Libano e hanno discusso dell'importanza di estendere l'embargo sulle armi delle Nazioni Unite all'Iran.