Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE ESTERI

La grande sete di Barcellona: razionamenti dopo 3 anni di siccità. Accuse e dilemmi. Cosa sta succedendo

Sei milioni di cittadini potranno consumare solo 200 litri di acqua al giorno a testa. Gli ambientalisti puntano il dito contro il settore turistico: “Modello di crescita non sostenibile”

Barcellona, 3 febbraio 2024 – Da ormai due giorni, Barcellona e circa altri 200 municipi della Catalogna sono in stato d’emergenza per via della pesante siccità che ha colpito le località rifornite dai bacini del sistema idrico di Ter-Llobregat, le cui riserve sono al di sotto del 16% della capienza totale.

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Le restrizioni

Inizialmente le restrizioni erano previste solamente per il nord della Catalogna, ma ora sono ben 6 milioni le persone interessate dal provvedimento: a tutti i cittadini (e ai turisti) è infatti richiesto di utilizzare al massimo 200 litri di acqua al giorno a testa; una quantità esigua, considerando che per l’Organizzazione mondiale della sanità una doccia media ne consuma circa 100. Le altre limitazioni prevedono il taglio delle forniture di acqua – dell’80% per l’agricoltura, del 50% per gli allevamenti e del 25% per le industrie –, il divieto di fare la doccia in spiaggia e di annaffiare con acqua potabile le piante, eccezion fatta per gli alberi e i giardini storici, ai quali è possibile dare solo acqua di provenienza freatica – appositamente fornita dalle autorità cittadine con delle autobotti – con il solo scopo di non farli morire. Non si esclude che, nel caso in cui l’emergenza continui, la “razione” di “oro blu” venga ridotta a 160 litri per ogni cittadino. 

Restrizioni sull'utilizzo dell'acqua a Barcellona (foto Unsplash)
Restrizioni sull'utilizzo dell'acqua a Barcellona (foto Unsplash)

I dilemmi delle istituzioni

La scelta non è stata semplice per le istituzioni: il dilemma sul se tagliare l’acqua a Barcellona – e soprattutto ai suoi turisti – ha richiesto giorni di meditazione. Eppure, non sarà sufficiente per salvare i 35 mila alberi cittadini: il sindaco della capitale catalana, Jaume Colboni, ha già messo in chiaro che buona parte del verde cittadino è destinato a non sopravvivere. Per le autorità cittadine e regionali anche la ricerca di una soluzione a lungo termine sembra essere in salita: il governo catalano ha intenzione di chiedere un travaso di acque dal fiume Ebro nel caso i bacini del Ter-Llobregat si prosciugassero ancora, ma l’Aragona, anch’essa bagnata dal corso d’acqua, si oppone. È probabile che più chiarezza venga fatta lunedì, quando il ministro catalano per l’azione climatica David Mascort incontrerà la ministra nazionale per la transizione ecologica, Teresa Ribera, proprio per chiedere all’esecutivo centrale di Madrid collaborazione per realizzare l’eventuale travaso. La ministra non esclude di realizzare l’opera: "Non è escluso che in una situazione d’emergenza debbano essere prese misure straordinarie”, ha commentato durante una conferenza stampa.

Turismo sotto accusa

Le associazioni ambientaliste e buona parte dei cittadini della Catalogna sono sul piede di guerra: troppo poche le restrizioni applicate ai turisti – 16 milioni nel 2023 – che consumano negli alberghi molta più acqua delle famiglie residenti, usufruendo fino a più di 545 litri al giorno nelle sistemazioni a 5 stelle. La richiesta dei verdi è che le limitazioni vengano risparmiate ai parchi cittadini, a discapito del settore turistico. Quest’ultimo è corso ai ripari, assicurando che i rubinetti e le docce delle strutture saranno sostituite con i diffusori e che le piscine saranno riempite di acqua marina. Ma ciò non basta a calmare gli animi, considerando che nell’estate del 2023 delle eccezioni furono approvate proprio per questo settore: nonostante la grave siccità, gli hotel hanno comunque potuto colmare le loro piscine di acqua perfettamente potabile.

Il peso del turismo

Non sorprende: stando al rapporto sull’economia della Catalogna, pubblicato dalla Generalitat nel luglio dello scorso anno, il turismo ha fruttato nel 2022 il 5,4% del Pil della comunità, e potrebbe potenzialmente rappresentarne una fetta addirittura maggiore: prima del Covid-19, la percentuale saliva oltre il 15%. “Non è sostenibile l’attuale modello di crescita basato sull’edilizia, il turismo e i grandi eventi internazionali” denunciano i collettivi ambientalisti.

Le previsioni: cosa succederà ora

Sicuramente a fare la differenza sarebbe la pioggia, ma le previsioni non promettono nulla di buono: secondo 3BMeteo, l’anticiclone che ha portato caldo anomalo sulla Spagna (e non solo) continuerà a stazionare in Europa, peggiorato dall’arrivo di altra aria calda e secca. Per le perturbazioni bisognerà attendere il 10 febbraio.