Roma, 3 dicembre 2024 - L'inquinamento, in ogni sua forma, sta peggiorando le condizioni del nostro pianeta. A farne le spese sono le specie animali appartenenti ai diversi habitat della Terra. In Norvegia la contaminazione acustica causata da navi petrolifere, crociere, pescherecci e imbarcazioni per il ‘whale watching’ (l’osservazione delle balene) sta minacciando la presenza dei cetacei. Il rumore della navigazione interferisce con l'eco che usano gli imponenti mammiferi acquatici per muoversi sott'acqua: lo dimostrano dalle registrazioni raccolte dalla biologa tedesca Heike Vester, specializzata in bio-acustica degli animali marini, intervista da The Guardian.
Il rumore ‘acceca’ le balene
Da decenni Vester effettua registrazione subacquee a Bodo, nel Circolo Polare Artico Norvegese. Nel fiordo, attraversato dalla corrente del Golfo proveniente dalla Scozia, convivono orche, megattere, capodogli, balene pilota, da qualche tempo sono tornate anche le balenottere azzurre. Queste specie, tuttavia, sono minacciate dal forte inquinamento acustico provocato da imbarcazioni di diverso tipo (navi da crociera, mercantili, barche turistiche), ma anche dalla ricerca e estrazione di gas e petrolio. I rumori stanno crescendo nella frequenza e nel volume.
Ma come influiscono sulla vita di questi mammiferi? Balene e delfini si orientano nel buio delle profondità marine grazie all'utilizzo del suono. "Non è soltanto un danno alla loro comunicazione - spiega Vester -, l'inquinamento acustico acceca l’organo sensoriale” che consente loro di ‘vedere’ . Svariati studi hanno dimostrato come l'impatto dei rumori forti sulla vita degli animali marini causi un importante cambiamento nel loro modo di comportarsi: un'analisi del 2022, ricorda sempre il Guardian, ha constatato come i cetacei siano disturbati dal suono delle esplorazioni sismiche (per la ricerca di idrocarburi ndr) manifestino maggiori difficoltà anche nel nutrirsi.
Un fiordo senza pace
Vester, che nel 2005 ha dato vita all'organizzazione Ocean Sounds e che già dal 1998 studia la vita marina al largo di Vestfjorden, ha sottolineato come l'inquinamento acustico sia un problema presente da parecchio tempo ma sia cresciuto ulteriormente negli ultimi due decenni. "E’ aumentato drasticamente. Ora non c'è quasi un posto o un giorno in cui non sento il rumore di una barca". D’estate, quando al Polo Nord c’è luce anche di notte, non c’è mai pace.
Non è finita qui, poiché le spedizioni esplorative stanno causando danni al plancton, l'alimento principale di cui si nutrono molti animali marini: "Ogni esplosione - afferma la biologa - uccide lo zooplancton in un raggio di 1,2 km, producendo quindi una zona di morte".
Stupisce in questo contesto il ritorno delle balenottere azzurre. La specie era stata inserita tra quelle in via di estinzione nel 1966: “Oggi possiamo dire che si stanno diffondendo di nuovo. Nonostante questo, però, la loro sopravvivenza è minacciata".
La possibile soluzione
La Norwegian Offshore Directorate, agenzia governativa norvegese che monitora l'esplorazione petrolifera, sostiene i fiordi sono tutelati da ogni tipo di attività geofisica o commerciale, ma Vester ricorda come l'impatto dei rumori prodotti fuori dall’area protetta si faccia sentire anche all’interno. "Alcune misure da intraprendere per combattere il problema - conclude la studiosa - possono essere la riduzione del numero di navi in acqua, la diminuzione del tempo in cui le barche possono sostare vicino alle balene o lo sviluppo di barche silenziose". Sull’inquinamento acustico si può agire immediatamente. "Se lo spegni, non c’è più”.