I russi conquistano la città di Bakhmut, ma gli ucraini continuano a negare, in una guerra che, oltre che sul campo di battaglia, si combatte sempre di più anche su quello dell’informazione. Finisce così, dopo 224 giorni, la battaglia per la cittadina nel Donbass, costata migliaia di morti a entrambi gli eserciti. L’annuncio della "liberazione" è stato dato dal Ministero della Difesa russo ieri all’alba, dopo che due giorni fa il proprietario della Brigata Wagner, l’esercito di mercenari più grande del mondo, Evgenij Prigozhin, aveva annunciato di aver assunto "il pieno controllo del territorio". Il presidente russo, Vladimir Putin, con una scarna dichiarazione, si è complimentato con "i distaccamenti d’assalto della Wagner, così come con tutte le forze armate russe, che hanno fornito il supporto necessario e la copertura del fianco, per il completamento dell’operazione di liberazione".
La reazione di Kiev non si è fatta attendere. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che si trovava a Hiroshima, dove si teneva il G7, ha dichiarato: "Ad oggi, Bakhmut non è occupata dalla Russia, non ci sono due o tre interpretazioni di queste parole". Il comandante delle forze di terra di Kiev, Oleksandr Syrsky, ha ammesso che le truppe ucraine controllano una porzione "insignificante" di Bakhmut, ma ha aggiunto che stanno avanzando sui fianchi, lasciando intendere che potrebbero circondarne almeno una parte. Infine, secondo il portavoce del gruppo orientale delle forze armate ucraine, la permanenza è incerta, aggiungendo che i soldati di Kiev potrebbero ritirarsi. "Si deciderà solo tenendo contro dell’opportunità e preservando le nostre forze e i mezzi. Le opzioni sul tavolo sono diverse, ma queste sono decisioni del comando" ha dichiarato ai media ucraini.
Indipendentemente da chi dice la verità, quella di Bakhmut rischia di essere il più classico esempio di vittoria di Pirro, ossia una vittoria conquistata a un prezzo troppo alto da giustificarla. Secondo l’istituto per lo studio della guerra (Isw) la conquista di Bakhmut non ha alcun valore strategico, perché non consente la creazione di una testa di ponte che possa portare alla conquista di altri territori o la preparazione di altre operazioni offensive. A questo, va anche aggiunto che il valore simbolico e motivazionale della presa può essere importante, ma che impatta su un esercito, quello russo, stremato da mesi di guerra dove sono stati fatti errori strategici importanti e dove i soldati sono stati mandati al fronte spesso senza l’equipaggiamento e l’addestramento adatti.
C’è poi il fatto, importante, che stando a quanto ha dichiarato Prigozhin, i soldati della Wagner sono in partenza. Questo potrebbe rendere Bakhmut vulnerabile. Ma l’Isw ritiene anche che si possa trattare di un diversivo per tentare di fuorviare le truppe ucraine, che comunque continueranno ad attaccare da nord e da ovest, rendendo impossibile ai russi un’avanzata nel breve termine. Di sicuro, la guerra è destinata a continuare, con l’Ucraina che, in questo fine settimana si è aggiudicata una nuova tranche di 375 milioni di dollari in aiuti militari dagli Usa. Il presidente Biden, a margine del G7, ha dichiarato che questi includeranno munizioni, artiglieria e veicoli blindati. Il presidente Zelensky ha ringraziato, spiegando che "il mondo può costringere la Russia alla pace", e specificando che "non ci saranno negoziati, fino a quando gli invasori russi rimarranno sul territorio ucraino". Ma dai canali Telegram russi, arriva un avvertimento: Putin vuole tirare in lungo il conflitto, perché è convinto che, prima o poi la comunità internazionale si stancherà e Kiev diventerà più vulnerabile.